Riflessioni

Riflessioni, luglio 2007

Crocifisso e croce Una polemica Oggi si parla molto - forse troppo - del crocefisso, e si pensa meno - molto meno - alla croce. Di crocefissi si parla spesso a sproposito. Alcuni difendono l’uso di un crocefisso da appendere al collo, come fosse simbolo irrinunciabile di una fede davvero profonda e antica. Ma è proprio così profonda e genuina questa fede? Altri vorrebbero eliminare il crocefisso da uffici pubblici, scuole, ministeri, per rispetto di una strana religione laica. Qualcuno, ateo praticante, adopera il crocefisso come piccolo ciondolo da braccialetto. E c’è chi, seguace di una religione-fai-da-te, usa il crocefisso come pendente da catenina o come orecchino.Per chi davvero conosce un poco il Gesù del Vangelo e accoglie con fiducia la vergogna della croce e l'onore della resurrezione, è per lo meno strano osservare una crocettina usata come pendente su un seno seminudo per attirare sguardi non proprio puri. Il crocifisso è simile ad un amuleto. Se ne vedono di ogni foggia e qualità: adornati di brillantini, colorati, dorati, di altro metallo o di legno. Crocefissi vengono appesi dietro la porta di casa, sugli specchietti retrovisori delle automobili, e ai bei colli eburnei delle veline televisive, in verità vestite con poco altro addosso oltre al crocefisso stesso. È questo l'onore reso a Colui che ha dato se stesso per noi? Che dire di questa polemica e di quest’uso a dir poco disinvolto del crocefisso? Il mondo, col suo dio mercato, si è impadronito di un simbolo e, ora che è suo, ne fa ciò che vuole. Che fare: scandalizzarsi? far finta di non vedere? o tentare qualche sommessa riflessione…Quella di cui facciamo parte è una società che si dice cristiana: ma lo è veramente? La bella società dove tutti sono cristiani, cioè dove nessuno è cristiano, come ben disse S. Kirkegaard. Qui la fiducia nel Cristo Salvatore e Redentore del male, Liberatore dei peccati del mondo, è ignorata dalla stragrande maggioranza dei credenti, anche quelli che portano un crocefisso. Qui vige la legge del più forte. Si ignorano le norme minime di rispetto tra persona e persona (l’amore per il prossimo). Qui regna un bieco pregiudizio sociale, morale, religioso. Vale la regola del piacere ad ogni costo. Tutto si compra e si vende al migliore offerente. In questa società cristiana, la mitezza, la purezza del cuore, la povertà dello spirito, la mansuetudine sono valori negativi, da reprimere. Qui l’amore del denaro annienta l’amore per il lavoro fatto bene. Qui la parola data non ha più valore. Non c’è fedeltà da mantenere, non c’è conseguenza per il proprio agire male. Anzi si ignora la distinzione stessa tra male e bene. In una società cristiana così è giusto (ma è un triste paradosso) che il crocefisso finisca nel nonsenso: tatuato sul fondoschiena di qualche bella bagnante. La croce di Gesù Per amore della Storia occorre dire che il crocefisso non fu il segno dei primi discepoli di Gesù. Il loro segno di riconoscimento fu (ed è ancora) il battesimo in Cristo, preceduto dalla fede e dal ravvedimento, e seguito da una vita esemplare. Altro segno di risconoscimento tra i credenti in Gesù fu (ed è ancora) la Cena del Signore, cui si partecipa con il pane e il vino del Signore «in memoria» di Lui. Questi due segni sono oggi pressoché ignorati anche in ambito religioso. Pazienza: la verità resta se stessa agli occhi di chi l’apprezza. Il Vangelo non cambia con le mode e le polemiche fittizie del mondo.Dopo l’epoca apostolica, intorno al II-III secolo, si usarono altri segni che, ai cristiani, ricordavano le realtà del Vangelo: il pesce (il cui nome greco ricorda Gesù Figlio di Dio e Salvatore); la balena (il fatto della resurrezione); la colomba (simbolo di pace in Cristo), ed altri. Solo in epoca tarda si stabilì l’uso del crocefisso (il segno della croce, e simili).Per il Vangelo ciò che vale davvero non è il crocefisso (di legno o di metallo), ma la fiducia nel Cristo morto e risorto per noi e l'ubbidienza a Lui. Senza questa fiducia ferma e radicata nella Parola di Dio restiamo morti nei nostri errori e nella nostra ignoranza. Per ubbidire a Lui occorre conoscere e attuare la Parola sua. Gesù insegna che se uno non è disposto a prendere la sua croce e a seguirlo, non è degno di lui. Croce è sinonimo di sofferenza per amore di Gesù. Croce è accettazione della vergogna in questo mondo pur di essere onorati da Dio. Ma oggi chi ama sacrificarsi per l'altro? E a chi interessa davvero la vergogna di un Gesù morto per amore? La nostra cristiana società rigetta ogni sacrificio e ogni sofferenza per amore di Dio e del Vangelo: sta qui la ragione della decadenza morale e sociale. Gli apostoli predicarono ovunque la morte (croce) e la resurrezione del Signore. Gesù ha dimostrato in pratica il proprio amore per ogni essere umano dando se stesso alla morte perché tutti noi potessimo vivere spiritualmente. Occorre conoscere e apprezzare il Suo Amore e l’Amore del Padre. Gli apostoli si gloriavano della croce di Cristo nel senso che annunciavano in Gesù una notizia davvero meravigliosa: tramite Lui tutti possiamo essere perdonati dei nostri errori, del nostro modo superficiale di vivere se ubbidiamo al Vangelo. Senza Gesù, si butta via la vita.Più che adoperare il crocefisso come amuleto contro il malocchio o contro l’incidente imprevisto, occorre tornare al Gesù Vivo. Egli non è più in croce! è Risorto, ci parla e ammaestra ancora attraverso le pagine ispirate del Vangelo. Solo qui possiamo conoscere la pace con Dio e col prossimo, solo nel Vangelo e con il Vangelo possiamo finalmente lasciarci alle spalle l’ignoranza antica che ci avvolge. Grazie a Dio c'è ancora gente che ama il Gesù e non si vergogna di dirlo. Conosciamo assieme il Gesù Vivente del Vangelo!

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