Riflessioni

Un crocifisso o il Risorto?

Il crocifisso Una polemica attuale Oggi si parla forse troppo del crocifisso e forse si pensa meno al significato della croce di Cristo. Alcuni difendono l’uso di un crocifisso da appendere al collo, come fosse simbolo di una fede profonda e antica. Visti i comportamenti è lecito domandare: è proprio profonda e genuina questa fede? Altri vorrebbero eliminare il crocifisso da uffici pubblici e scuole per rispetto di una opinione laica. Ma anche alcuni atei praticanti usano il crocifisso come ciondolo da braccialetto o pendente da catenine e orecchini. Chi conosce un poco il Gesù Cristo del Vangelo e accoglie con fiducia la vergogna della croce e l''onore della risurrezione, trova molto strano osservare una crocettina usata come pendente sul seno seminudo per attirare gli sguardi. Il crocifisso è usato ormai quasi fosse un amuleto. Se ne vedono di ogni foggia: adornati di brillantini, colorati, dorati, in legno o metallo. Il crocifisso viene appeso dietro la porta di casa, sugli specchietti retrovisori e ai bei colli eburnei delle veline televisive, vestite in verità con poco altro addosso oltre al crocifisso stesso. È questo l''onore reso a quel Gesù che diede se stesso per noi? Che dire di questa polemica e di quest’uso a dir poco disinvolto del crocifisso? Forse il dio mercato si è impadronito di un simbolo e, ora che è suo, ne fa ciò che vuole? Che fare: scandalizzarsi? far finta di non vedere? o tentare qualche sommessa riflessione? Viviamo in una società che si dice cristiana: ma lo è veramente? O forse è la bella società dove tutti sono cristiani, cioè dove nessuno è cristiano, come ben disse il teologo Kirkegaard? Qui la fiducia nel Cristo che salva, Liberatore del peccato del mondo, è ignorata dalla stragrande maggioranza dei "credenti", anche quelli che portano un crocifisso al collo. Qui vige la legge del più forte. Si ignorano le norme minime di rispetto tra persona e persona (l’amore per il prossimo). Qui regna un bieco pregiudizio sociale, morale, religioso. Vale la regola del piacere ad ogni costo. Tutto si compra e si vende al migliore offerente. In questa società "cristiana", mitezza, purezza del cuore, povertà dello spirito e mansuetudine sono valori negativi, non da insegnare ma da reprimere. Qui l’amore del denaro annienta l’amore per il lavoro fatto bene. Qui la parola data non ha più valore. Non c’è fedeltà da mantenere, non c’è conseguenza per il proprio agire male. Anzi, si ignora la distinzione stessa tra male e bene. In questa società "cristiana" il crocifisso finisce nel nonsenso: tatuato sul fondoschiena di qualche bella bagnante. Per rispetto della Storia bisogna dire che il crocifisso non fu il segno dei primi discepoli di Gesù. Il loro segno di riconoscimento fu (ed è ancora) il battesimo in Cristo, preceduto dalla fede e dal ravvedimento, e seguito da una vita serena in Cristo. L''altro segno di risconoscimento tra i credenti in Gesù fu (ed è ancora) la Cena del Signore, cui si partecipa con il pane e il vino del Signore «in memoria» di Lui. Questi due segni sono oggi pressoché ignorati anche in ambito religioso. Pazienza: la verità resta tale al cuore di chi l’apprezza. Il Vangelo non cambia con le mode e le polemiche. Dopo l’epoca apostolica, intorno al II-III secolo, si usarono altri segni che ai cristiani ricordavano le realtà del Vangelo: il pesce (il cui nome greco ricorda Gesù Figlio di Dio e Salvatore); la balena (il fatto della resurrezione); la colomba (simbolo di pace in Cristo), ed altri. Solo in epoca tarda si stabilì l’uso del crocifisso (il segno della croce, e simili). Per il Vangelo, ciò che vale davvero non è il crocifisso (di legno o metallo), ma la fede fiduciosa nel Cristo morto e risorto per noi e l''ubbidienza a Lui. Senza questa fiducia ferma e radicata nella Parola di Dio restiamo morti nei nostri errori e nella nostra superstizione. Per ubbidire a Lui occorre conoscere e attuare la Parola sua. Gesù insegna che se uno non è disposto a prendere la sua croce personale e a seguire Gesù stesso, non è degno di Lui. Croce è sinonimo di sofferenza personale per amore di Gesù. Croce è accettazione personale della vergogna in questo mondo pur di essere onorati da Dio. Ma oggi chi ama sacrificarsi per l''altro? E a chi interessa davvero la vergogna di un Gesù morto per amore? La nostra cristiana società egoista e materialista rigetta sofferenze e sacrifici, ama divertimenti e distrazioni. Forse sta anche qui la ragione di tanta decadenza? Gli apostoli predicarono ovunque la morte (croce) e la risurrezione (gloria) del Cristo. "Signore" nel Nuovo Testamento è usato come termine che significa Risorto, cioè Signore anche della morte. Gesù ha dimostrato in pratica il proprio amore per ogni essere umano dando se stesso alla morte perché tutti potessimo conoscere e gustare la vita vera in Dio. Occorre riconoscere e apprezzare l''Amore di Gesù. Gli apostoli si gloriavano della croce di Cristo nel senso che annunciavano nella persona di Gesù una notizia meravigliosa: tramite Lui tutti possiamo essere perdonati dei nostri errori e delle nostre superficialità, ubbidendo al Vangelo. Senza Gesù, si butta via la vita. Più che ricorrere all''uso del crocifisso come amuleto contro il malocchio o l’incidente automobilistico, occorre ricorrere a Gesù Vivente. Egli non sta più in croce, ma è Risorto e parla ancora nelle pagine ispirate del Vangelo. Solo qui possiamo trovare serenità con Dio e col prossimo. Solo con Gesù Cristo e con l''intelligenza sapiente del Vangelo possiamo finalmente abbandonare ogni superstizione e ritrovare la via della vita. Grazie a Dio c''è ancora gente che ama Gesù Risorto e non si vergogna del Vangelo. Impariamo assieme il Cristo Gesù Vivente! Copyright - Riproduzione Riservata

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