Riflessioni

MAGGIO 2007

Rose di maggio Mese floriano o mariano? Nell'antichità pagana Flora (da flos, fiore) era la dea degli alberi e delle piante. In suo onore si svolgeva a Roma una festa dal 28 aprile al 3 maggio (giorni detti "Floralia") a cui si partecipava con vesti multicolori come i fiori. Questa notizia potrebbe anche non interessare, se non fosse che "alla dea Flora e alle oscene feste floreali che si celebravano nel mese di Maggio, i cristiani hanno sostituito Maria e le caste manifestazioni in onore di lei". La citazione è tratta dal testo cattolico autorizzato dalla Chiesa e curato dal p. G. M. Roschini, Dizionario di Mariologia (1961, p. 354). Dunque tutti coloro che oggi celebrano Maria nel mese di maggio sappiano che oggi è così perché un antico culto idolatrico pagano è stato sostituito con il culto di venerazione dedicato alla madre di Gesù. Maria al posto di Flora. Domanda importante: da che epoca è stata introdotta questa sostituzione? Il Dizionario di Mariologia informa che "il primo ad associare al Maggio l'idea di Maria pare sia stato Alfonso X Re di Spagna nel secolo XIII". Dunque, il mese mariano risale a 1200 anni dopo Gesù, dopo gli apostoli e dopo il Nuovo Testamento. Le celebrazioni che si attuano nel mese delle rose provengono non dal Vangelo, ma dalla sostituzione di una festa pagana. Chi fece una tale sostituzione furono i "cristiani" sotto Re Alfonso, non certo i discepoli di Gesù nel Vangelo. In effetti, sin dal IV secolo (quando il cristianesimo diviene religione imperiale) si assiste ad un vero trapianto di usi e riti pagani nel cristianesimo. E pian piano accade che il paganesimo sostituisce il cristianesimo delle origini. Le masse pagane erano abitate ad invocare nelle loro malattie Feronia o Esculapio. I cristiani del tempo, dimenticando il Vangelo, sostituirono a queste divinità guaritrici altri santi che vennero invocati per malanni fisici o morali. Questi santi variano nel corso dei secoli, secondo le mode del momento. Oggi nessuno si rivolge più a S. Andrea da Avellino per l'apoplessia, o a S. Venanzio contro le cadute, o a S. Rita per avere figli, o a S. Pasquale Baylon per assicurare il marito a una zitella. La tecnica della sostituzione continuò: al posto della dea Diana, protettrice dei cacciatori, si invocò S. Uberto, mentre S. Caterina d'Alessandria prese il posto di Minerva, divenendo patrona della scienza e degli studi. Oggi S. Pio da Pietrelcina o (tra breve) S. Giovanni Paolo II sono ben più famosi, invocati e venerati di tanti santi ormai dimenticati. Vi sono poi santi che raggruppano in sé varie specialità, come S. Martino di Tours, patrono dei cavalieri, dei sarti, degli osti e delle oche (Enciclopedia Cattolica, vol. VIII, p. 232). Alla luce del Vangelo, che cosa dire di questa tecnica della sostituzione? Per rispondere con serenità e senza pregiudizio, ascoltiamo la voce di alcuni scrittori cristiani dei primissimi secoli dopo Gesù. Quando i pagani accusarono i cristiani di essere atei, lo scrittore cristiano Lattanzio difese così la purezza della fede in Gesù: No! Noi non facciamo come voi [pagani]; non accendiamo lumi dinanzi ai simulacri divini, come se queste vostre divinità avessero bisogno di lume per vederci. Noi adoriamo un solo Dio che è spirito, senza alcuna manifestazione esteriore di candele o di lumi (Istituzioni divine, 304-313 circa). Minucio Felice, contemporaneo di Lattanzio, scrive sostanzialmente: Noi cristiani abbiamo una religione più pura, più interiore della vostra pagana. Noi non gettiamo baci dinanzi a una statua, non ci inchiniamo dinanzi ad essa, non bruciamo l'incenso in suo onore. Noi cerchiamo di vivere interiormente la nostra religione, operando il bene verso gli altri (Ottavio). Così scrivevano i credenti che si attenevano al Vangelo. Al Lettore attento la risposta: è il cristianesimo che ha sostituito il paganesimo? Oppure non è vero forse il contrario, cioè che il paganesimo impera sotto le forme del cristianesimo? Maria nel Vangelo Come cristiani chiamiamo "beata", cioè felice, la madre di Gesù. Maria è tutt'oggi un esempio stupendo: · di giovane ragazza umile verso la volontà del Padre: accetta la volontà di Dio con senso profondo del servizio ("Sono l'ancella del Signore"); · di madre amorevole: che sa serbare in cuore parole e fatti del suo bambino; · di credente attenta alla parola di Dio: conosce la Bibbia ebraica e la cita con proprietà nel suo Magnificat (Luca 1). Qui più che altrove emerge la sua conoscenza dei Salmi (il nome di Dio è il Potente), delle idee fondanti della religiosità ebraica (Dio innalza gli umili) e delle persone (Abramo) con cui Dio ha parlato e alle quali ha fatto promesse grandiose di salvezza. Proprio per questo suo esempio nobile e corretto, Maria sarebbe la prima a dolersi delle cose non vere insegnate su di lei e praticate ancora oggi a suo nome. Solo la poca familiarità col Vangelo impedisce di distinguere tra ciò che è buono e ciò che non lo è, e consente ancora applausi all’errore, purtroppo. Qualcuno dirà che è già tanto difficile, nella nostra società atea, mantenere in vita un barlume di sentimento religioso attraverso, ad esempio, la dedizione e il culto di Maria. Se pertanto le folle la invocano, non si dovrebbe turbarle con discorsi distruttivi del culto mariano. Riflettiamo: che un insegnamento biblicamente falso contribuisca all’accrescimento della fede è cosa tutta da dimostrare. Piuttosto c'è da chiedersi se non siano anche le esaltazioni mariane a creare uno scettico distacco in tante persone. Persone che magari vorrebbero credere in "Cristo senza artifici" (Jorge Amado), che accetterebbero una fede che non sia la religione degli ignoranti, ma che trovano ostacoli insormontabili proprio in quelle esaltazioni che allontanano di fatto dal Signore, nonostante le attestazioni contrarie fatte a parole. Scrivendo il suo Vangelo sul finire del primo secolo, quando la prima generazione di credenti era già morta, l’apostolo Giovanni ispirato da Dio afferma: "Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figliuol dell’uomo che è nel cielo" (3, 13). Maria non è nel cielo, mentre Cristo Gesù, unico Risorto, è nel cielo, segno di salvezza e di vita. Quando Stefano, martire della fede, sta per morire, fissa gli occhi al cielo e dice: "Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figliuolo dell’uomo in piedi alla destra di Dio" (Atti degli Apostoli 7,56). Sbaglia, pertanto, il papa quando esulta dicendo: "Risplende la Regina, Signore, alla tua destra" (Osservatore Romano, 17-18/08/2001). Alla "destra" di Dio, vale a dire in posizione di massima autorità spirituale autorevole per tutti noi, c’è Gesù Risorto: non Maria. Si sbaglia, ancora, quando si insegna a rivolgersi a Maria come mediatrice di grazie. Per il Vangelo "vi è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo" che ha dato se stesso per tutti (1 Timoteo 2,5). Gesù insegna: "Tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome, egli ve lo darà". Occorre dunque rivolgersi al Padre tramite Gesù: Maria è un esempio, ma è pur sempre una creatura umana. Come semplici credenti rimaniamo aperti al confronto delle idee, saldi nella verità che è in Cristo, mentre rivolgiamo agli amici cattolici l’invito cordiale ad abbandonare gli insegnamenti degli uomini e a tornare al rispetto delle Parole di Dio, per sperare insieme in Cristo e nella Vita che è in Lui soltanto. Solo Gesù, Parola di Dio, è parola "piena di grazia" (Giovanni 1,14). A questa parola occorre rivolgersi, questa parola occorre credere e praticare se si vuole essere vicini a Dio qui e ora, e anche domani.

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