IL TELECOMANDO E LA CLAVA
Il telecomando e la clava
Si narra di un primitivo che giunto, non si sa come,
nel nostro tempo si ritrovò, stupito, ad osservare
quella sorta di culto silenzioso che gli uomini
moderni dedicano ad un rettangolo magico che
nelle case proietta luminose immagini in movimento.
Incuriosito dallo strabiliante oggetto usò la sua
clava per romperlo e scoprirne il contenuto ma vide
solo inutili rottami. Deluso in principio, ma poi
anche risollevato tornò a dipingere, nelle pareti
della caverna, il suo mondo.
Nella nostra società il rettangolo magico, la televisione,
gode di una popolarità e di credenziali non
sempre meritate. Molto tempo che converrebbe
dedicare ad attività personali e familiari viene barattato
con immagini molto spesso senza significato
ed importanza. Tuttavia non adeguarsi a
questa logica significherebbe, spesso, passare
per cavernicoli.
Quando Marx definì la religione l''oppio dei popoli
non aveva mai visto un telecomando, né poteva
evidentemente conoscere quello strano sport che
è il calcio degli esaltati, né i cosiddetti programmi
di intrattenimento popolati da insignificanti personaggi.
Le molteplici forme mercantili di cosiddetto
"svago", il cui fine è semplicemente quello di far
trascorrere il più velocemente la vita della gente
senza farla ragionare, sono molto più oppiacee di
una seria ricerca del significato ultimo dell''esistenza.
Evidentemente molti di noi credono che la
vita sia così lunga da poterne disperdere gran
parte trastullandosi nel nulla. I tanti diversivi riescono
a non farci pensare, ad alienarci da noi
stessi trasportandoci in realtà oniriche. Siamo ormai
considerati numeri che servono a comporre
indici di ascolto, merce da statistica, bersagli pubblicitari. Valiamo in quanto massa, ma come individui siamo prossimi allo zero.
Con il racconto delle dieci vergini (riportato accanto)
Gesù ci mostra che il tempo della nostra
vita ha un limite. Come un lume rimane acceso
finché non si consuma totalmente l''olio che ne alimenta
la fiamma, anche la nostra esistenza procede
verso un termine. Tuttavia questa fiamma
può essere alimentata. Non stiamo parlando di allungare la vita negli anni ma di sentirci vivi per tutto
il tempo che ci sarà concesso; di illuminare la
nostra esistenza per distinguere ciò che abbiamo
intorno, e riflettere. Anche nella ricerca di Dio secondo
l''apostolo Paolo (*) procediamo a tastoni,
nel buio, benchè Egli non sia lontano da noi. Forse
è addirittura in noi stessi, ma non possiamo
vederlo se la nostra lampada è spenta.
(*) Atti degli Apostoli 17,27
Parabola sulla saggezza e la stoltezza
Il regno dei cieli è simile
a dieci vergini che, prese le
loro lampade, uscirono
incontro allo sposo.
Cinque di esse erano stolte
e cinque sagge; le stolte
presero le lampade,
ma non presero con sé olio;
le sagge invece, insieme
alle lampade, presero anche
dell’olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si
assopirono tutte e dormirono.
A mezzanotte si levò un grido:
Ecco lo sposo, andategli
incontro! Allora tutte
quelle vergini si destarono
e prepararono le loro lampade.
E le stolte dissero alle sagge:
Dateci del vostro olio, perché
le nostre lampade si spengono.
Ma le sagge risposero: No,
che non abbia a mancare per
noi e per voi; andate piuttosto
dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano
per comprare l’olio, arrivò lo
sposo e le vergini che erano
pronte entrarono con lui alle
nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le
altre vergini e incominciarono
a dire: Signore, signore, aprici!
Ma egli rispose: In verità vi
dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non
sapete né il giorno né l’ora.
(Matteo 25,1-13)
Vedi allegato
Torna alle riflessioni