Se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire...
Nicola Piovani, il famoso maestro di musica, premio Oscar per il film "La vita è bella", ha scritto la voce “Silenzio” per il nuovo volume dell’Enciclopedia Italiana delle Scienze, Lettere e Arti. Da tempo il compositore, premio Oscar per la colonna sonora di “La vita è bella”, si batte contro il consumo passivo della musica e parla così del pregio del silenzio: “Nella nostra civiltà, il vero nemico del prezioso silenzio è proprio la musica: la musica passiva, che viene soffusa negli ambienti pubblici e che un cittadino è indotto ad ascoltare mentre fa la spesa al supermercato, quando entra in qualsiasi negozio, mentre prende un caffè al bar, mentre è messo in attesa in una telefonata a un ufficio…Prezioso è il silenzio da cui nascono idee, quello in cui si sentono meglio i propri sentimenti, quello in cui vivono la lettura e la riflessione, e che nella nostra moderna comunità consumistica diventa sempre più una rarità… Mi piacerebbe che le prossime feste fossero accompagnate da un po’ di silenzio, ma non ci conto. Siamo sommersi dal chiacchiericcio, dalle polemiche istantanee, dai sottofondi del bla bla bla, da una folla di epidemiologi da bar sport”.
Nel suo contributo alla voce “Silenzio”, Piovani scrive: “Personalmente credo che il pensiero musicale che arriva nella mente di chi scrive musica si presenti più a nudo, più distinguibile se nasce da silenzio riflessivo, dall’assenza di altri suoni o rumori… Il silenzio riflessivo è altra cosa, è una pausa del pensiero, è una salutare scansione della verbalizzazione compulsiva”. Nel film “La voce della luna” al quale Piovani ha collaborato, ascoltiamo Roberto Benigni dire: “Eppure io credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire”. Commenta Piovani: “Era già una profezia, un’intuizione del genio di Fellini. Oggi siamo immersi nel chiasso mediatico, sommersi da inaffidabili titoli di giornali strillati ogni giorno, dibattiti–battibecchi maleducati e stonati, polemiche accanite fra orecchianti. Il silenzio è d’oro sempre di più… Presentemente mi interessa godermi scampoli di silenzio nel mio ordinario quotidiano” (da un articolo di S. Cappelletto, Avvenire 23/12/20). Anche l’Evangelo esalta il silenzio (significativo), ecco qualche esempio.
Il silenzio di Gesù davanti agli accusatori dell’adultera. Gesù tace, in un primo momento, dinanzi alla evidente malvagità dei capi religiosi. Avevano trascinato la donna dinanzi al Maestro con la scusa che la Legge di Mosè ne ordinava l’esecuzione capitale, dato che era stata colta in flagrante adulterio. Gesù tace perché sa che si tratta di un caso legalistico per tentare di saggiare il suo rispetto per la Legge mosaica. Il suo silenzio è attesa e riflessione pensosa dinanzi alle troppo insistenti accuse dei capi religiosi. Quando finalmente rompe il suo silenzio, Gesù ammutolisce tutti, “chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra per lapidarla”. Dice l’evangelo che tutti se ne andarono, lasciando la scena in silenzio: un silenzio colpevole. Rivolto alla donna, Gesù dice: “Dove sono i tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?” Lei rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse. “Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più” (Gv 8).
Il silenzio di Gesù davanti a Erode. Dopo essere stato arrestato, Gesù viene rimandato da Erode a Pilato, i due massimi poteri del tempo. Pilato è l’autorità pubblica romana occupante la Palestina. Erode il re fantoccio di Roma, incuriosito da Gesù, “voleva vedergli fare qualche miracolo”, come se si fosse trattato di un mago o un prestigiatore. “Gesù non gli rispose nulla” (Lc 23). Il grande oratore del sermone della montagna, l’acuto parabolista che aveva saputo trarre grandi insegnamenti dal seminatore o dal pescatore, resta in silenzio dinanzi al potere di Erode. Quando il suo “avversario” (satana) aveva tentato Gesù offrendogli il dominio sul mondo in cambio di un semplice inginocchiamento adorante dinanzi a lui, Gesù non aveva accettato l’accordo infame. Cristo Gesù non si allea con le potenze di questo mondo perché la verità non si allea con la menzogna, la bontà non ha nulla in comune con la malvagità, la virtù con si accorda con la corruzione. Le potenze di questo mondo meritano perciò il suo silenzio. Il quale, beninteso, è silenzio di attesa, perché preludio alla distruzione di quelle potenze, come scrive Giovanni apostolo.
Il silenzio (esplosivo) di Paolo apostolo dinanzi ai templi di Atene. Quando l’apostolo è ad Atene, e osserva templi, immagini e statue “sacre”, resta dapprima in silenzio dinanzi a tali forme di idolatria. Più tardi, invitato sull’Areopago a parlare ai sapienti del tempo, dichiara loro che “quel Dio che fatto il mondo e quanto è in esso, Signore qual è della terra e del cielo, non dimora in templi fatti da mano d’uomo… essendo noi progenie di Dio non dobbiamo credere che l’essere divino sia simile a una scultura artistica in oro, argento o pietra fatta dall’ingegno umano” (Atti, 17). Chissà che direbbe oggi il grande apostolo di Cristo.
Il silenzio dei cristiani senza più parole. I discepoli e le discepole di Gesù lo amano come Parola di Dio. Per questo sono esortati a parlare dicendo parole “che edifichino”: gratitudine, ringraziamento continuo, esortazione, incoraggiamento vanno espressi con parole e azioni degne di tali parole. I cristiani silenziosi, che non articolano verbo sono una contraddizione con la Parola fresca e generosa di Cristo. La parola incoraggiante, la preghiera esortante, e l’insegnamento puntuale basato sul Nuovo Testamento sono invece il pane quotidiano dei credenti. [RT]