Riflessioni

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Fra guerra e pace, la menzogna Seneca: Signore del mondo, a te che manca? Nerone: Pace (Vittorio Alfieri, Ottavia I,1) Esiti della attuale lunga guerra nello Yemen Per avere un quadro generale della situazione bellica sul piano internazionale è sufficiente cliccare su alcuni siti internet (guerre nel mondo; warnews.it; hilk.de, fra i tanti) per rendersi conto che ci sono molti focolai accesi. Fra questi alcuni sono invisibili, come quello in Aceh, provincia autonoma situata nell’estrema parte nordica dell’isola di Sumatra, dove i ribelli del Movimento Aceh Libero (GAB) sono in conflitto con la milizia indonesiana. La violenta contrapposizione perdura dal lontano 1976. Numerosi scenari di guerra li troviamo nel continente africano, dove se ne contano poco meno di una trentina, altri in Sud America ed altri ancora in Medio Oriente. Se invece si vuol parlare di pace, si può far riferimento per esempio alla pace dei sensi, quando le pulsioni istintuali (sessuali e aggressive) si assopiscono col tempo o quando rimaniamo “indifferenti” da non essere più coinvolti nelle conseguenze più estreme; parliamo di una forma pace basata sulla tregua armata, che caratterizza la relazione fra persone, gruppi o nazioni quando è fondata sulla diffidenza reciproca, sul sospetto continuo. Oppure esistono strategiche forme di pace come il quieto vivere o il vivi e lascia vivere, riferite alle nostre relazioni quotidiane. Parliamo di pace riferita alla singola persona, quando pittorescamente in dialetto romanesco si invita far pace cor cervello, espressione che evidenzia un individuo insofferente nell’umore, nell’animo. Forse la guerra contro se stessi è la più difficile da gestire: ciò è vero soprattutto per il cristiano, che deve contrastare le spinte materialiste e far spazio a quelle di natura spirituale, infatti “la carne ha desideri contrari allo Spirito, e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; e queste cose sono opposte l’una all’altra, cosicché voi non fate quel che vorreste” (Gal. 5,17). Ne consegue che, come credenti, siamo usi fare quello che non vorremmo e non facciamo invece le cose che vorremmo fare, come ricorda Paolo apostolo (Rom. 7,15-16). È una condizione di costante conflitto interiore da cui usciamo solo se pratichiamo con perseveranza l’insegnamento del Signore, che afferma: “Se dimorate nella mia parola, siete veramente i miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31). Liberi dal peccato, liberi dalla morte spirituale. Ma se intendessimo pace come assenza di ostilità belliche fra nazioni o mancanza di guerre civili, potremmo affermare che in Europa la pace esiste dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: ma è così veramente? Possiamo esser sicuri che in Europa ci sia o ci sia stata effettiva pace, cioè che non ci siano o non ci siano state tensioni sociali e politiche, condizioni critiche di profonda iniquità sociale ed economica, malesseri generali ed esistenziali, contestazioni di massa, frustrazioni sociali diffuse, invidie, odio razziale, discriminazione etnica e territoriale, lotte fra poveri, prevaricazione sui diritti della persona? Possiamo parlare di pace quando, per i più indegni e scellerati scopi, gli uomini fanno anche la guerra al pianeta, distruggendolo con spregevoli incendi dolosi, annientando anche la vita degli animali, nonché del nostro unico habitat? Quindi anche in assenza di conflitti bellici, risalta evidente il comportamento etero distruttivo e autolesionistico dell’uomo. E qui occorre ricordare che il Signor Gesù ci dice: “Io vi lascio la pace, vi do la mia pace; io ve la do, non come la dà il mondo” (Gv. 14,27). Pensandoci bene, che cosa differenzia la pace del Signore da quella degli uomini? Qual è l’elemento discriminatorio fra le due forme di pace? Ancora una volta, è la verità ad esserne il fondamento. Cristo, infatti, non solo è il costruttore di pace per antonomasia, ma Egli è anche “la via, la verità e la vita” (Gv. 14,6): la via, cioè il modo esclusivo, il come, “lo strumento” utile allo scopo; la verità, ovvero la condizione sufficiente e necessaria per perseguire il fine buono; e la vita (eterna), lo scopo ultimo, il “premio celeste”. Se i concetti emersi sopra, sono attendibili, ne segue che è vero anche il contrario, e cioè che il mondo è fondato sull’ipocrisia e le sue vie possono essere tante e tutte pericolose per la salute spirituale, e che la pace propugnata è una pace falsa. È scritto infatti che “satana fu omicida fin dal principio e non è rimasto fermo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso parla del suo perché è bugiardo e padre della menzogna” (Gv. 8,44), essendo il dio di questo mondo (Lc. 4,6; Col. 4,4). Dostoevskij, il grande scrittore russo, asserì che “l’uomo ha innalzato la menzogna a principio assoluto”. Gesù dirà che non è venuto a metter pace sulla terra, ma a “metter spada” (Mt. 10, 32ss), una spada affilatissima, la sua Parola, (Mt. 10, 34ss), che divide una volta per tutte i famigliari infedeli da quelli fedeli, la falsità dalla verità, la vita dalla morte, le tenebre dalla luce, il male dal bene, che in misura diversa albergano ancora dentro di noi. © Riproduzione riservata Maurizio Santopietro (09/2019)

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