EQUILIBRIO DELLA FEDE
L’equilibrio della fede
Il fanatismo è frutto di chiusura mentale e paura.
La fede è apertura mentale e affetto fiducioso.
Il fanatismo in religione è l’espressione esasperata del sentimento religioso che provoca eccessi, intolleranza verso gli altri. Il fanatismo è adesione quasi maniaca a un complesso di idee astratte, prive di riscontro nella realtà biblica o, peggio, mistificatorie e propagandistiche, che di solito si chiamano ideologia religiosa. La fede, invece, è anzitutto fiducia che si acquisisce sulla base della parola di Cristo, su cui si medita e si riflette. È questo che produce fiducia serena, la quale confida nell’amore verace del Signore e nel suo dono di salute spirituale morale.
In un contesto amorevole e polemico verso i propri correligionari (Rom 10, 1 ss.), Paolo apostolo esalta la giustizia (dikaiosúne ) di Dio connessa alla fede (pístis, 10,6) e conclude che “la fede viene dall’ascolto e l’ascolto ha per oggetto la parola di Cristo” (Romani 10,15 ss. dove emerge un certo pessimismo sempre nei confronti dell’Israele incredulo). Qui “ascolto” vale “ubbidienza”, aderenza coerente alla Parola di Dio. Nella terminologia biblica “ascoltare”, riferito alla parola divina, è verbo fortemente significativo. Per la Bibbia non esiste una più alta e nobile sorgente di fede fiduciosa che la parola del Cristo.
Quando Cristo dice “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli”, descrive un atteggiamento di fede fiduciosa. Quando ricorda che Dio “fa alzare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Matteo 5,43 ss.), Gesù sta parlando di fede fiduciosa, confidanza totale nel Padre.
Nello stesso contesto, con una armoniosa variazione, frutto di ottima capacità didattica, Gesù insegna la critica e l’autocritica. Ecco perchè pone domande retoriche come queste: “Se amate quelli che vi amano, che ricompensa meritate? Non fanno lo stesso anche i pubblicani [esattori dello straniero]? E se salutate solo i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno forse lo stesso anche i pagani? Voi dunque siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. Proprio al cuore di tali domande sta la fede come fiducia nel Padre.
La “perfezione” della fede sta nella imitazione del Padre. Qui “perfezione” non è da intendersi in senso estetico ellenistico, ma in senso biblico: “perfetto” è il discepolo che “non manca di nulla” nel suo agire, nel suo imitare il Padre (cfr. 2 Timoteo 3,16 s.).
Invece, purtroppo, quelle parole di Cristo sono state talvolta lette e intese come segni di debolezza o addirittura come impraticabili sciocchezze. Ecco perché, spesso, si è sostituita la fede fiduciosa con il fanatismo, il quale per sua natura appare come più forte e sicuro, aggressivo, ideologico, intollerante, dedito all’acquisizione di potere (fosse anche piccolo piccolo), quindi incapace di esercitare la sana critica, e pertanto inadatto al benché minimo senso critico e autocritico.
“Fanatismo religioso” dovrebbe essere considerato da tutti null’altro che un’infelice ossimoro, una delle più notevoli forme di mancanza di conoscenza religiosa in generale e biblica in particolare. Eppure, talvolta, esso sembra essere apprezzato come atteggiamento di cosiddetta difesa della dottrina. Si tratta, in tal caso, di un clamoroso, quanto erroneo, scambio perché in effetti il fanatismo sta alla parola di Cristo come lo scientismo sta alla scienza.
La fede è perfettamente in grado di ragionare, mentre il fanatismo sragiona perché è lontano dal logos evangelico, cioè estraneo alla ragione, al pensiero biblico. Il fanatismo infatti è frutto di chiusura mentale e di paura. La fede, invece, è apertura mentale ed è sempre affetto fiducioso verso Dio e verso il prossimo. Ecco perché il fanatismo si nutre di pregiudizio e origina pregiudizio, mentre la fede fiduciosa si nutre della parola di Cristo e si rinnova nella parola di Cristo, mediante la ricerca sulla parola di Cristo e l’esperienza della stessa (Rom 12,1 ss.). Eppure nel corso dei secoli fanatismo e fede sono stati confusi spesso e volentieri. Forse oggi accade la stessa cosa?
Una linea sottile, eppure nettissima, separa il fanatico da chi ha imparato la fede fiduciosa. Per distinguere fanatismo e fede occorre adottare un criterio che presiede a tutti gli aspetti del creato e a tutte le relazioni fra Dio e la persona umana, il criterio dell’equilibrio.
Le parole di Gesù citate sopra mostrano uno straordinario senso dell’equilibrio. Il Nuovo Testamento attesta che per mezzo del Cristo si crea e si regge l’universo. Egli è irradiazione della gloria di Dio, impronta della sua sostanza, e regge tutto con la sua potente parola (Ebrei 1,1 ss.). Eppure, nonostante una tale glorificazione rivoltagli dallo scrittore ispirato, Cristo Gesù non parla mai né agisce mai da squilibrato, da esaltato. Come mai? Semplicemente perché non è un fanatico religioso. L’equilibrio che presiede al moto dei pianeti e delle stelle si riflette nelle sue parole sapienti, amorevoli, dolci, anche se, ove necessario, anche ammonitrici e forti.
Se si usasse equilibrio non esisterebbe fanatismo. L’uso dell’equilibrio favorirebbe lo studio serio della Parola, allontanando così i mostri della mancanza di conoscenza e dell’autodidattismo. Se si usasse il criterio dell’equilibrio la fede sarebbe più pura, perché più aderente alla norma alta del Nuovo Testamento; la fede fiduciosa nel Padre sarebbe lontana anni luce da sciocchezze che si dicono, si scrivono e purtroppo si fanno in nome di Cristo o, più in generale, in nome di un sentimento religioso che talvolta coincide, appunto, col fanatismo.
Siamo così giunti al cuore del problema. Infatti il criterio dell’equilibrio è proprio quello che sembra essere andato perduto nella società ed anche nelle chiese – nessuna chiesa sembra immune da tale perdita. Sembrano andar bene ed essere accettati discorsi e comportamenti, anche religiosi, che mostrano talvolta i segni della mancanza di equilibrio. Il fanatismo si nutre di polemica sterile, calunnia, mancanza di conoscenza, superficialità, banalizzazione della Parola di Dio, ripetizione di lezioni disutili alla mente, accettazione della immoralità più spudorata. Il fanatismo è una forma di follia dello spirito umano privato della propria umanità.
L’Evangelo è incommensurabilmente più saggio ed equilibrato, e dice il vero: “Senza fede è impossibile essere graditi a Dio; chi infatti si accosta a Dio deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano” (Eb 11,6). Fede fiduciosa e ricerca di Dio sono inseparabili. Per mantenere l’equilibrio morale spirituale è necessario “tenere fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si è sottoposto alla croce, disprezzando l’ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio”. Occorre pensare “attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori”. Così non ci si stanca né ci si perde d’animo (Ebrei 12,1 ss.). Infatti, anche la vita del buon discepolo di Cristo è una continua scelta tra ignominia (vergogna) e onore (reputazione). Scegliere l’onore presso Dio comporta spesso la vergogna dinanzi alla società, ma è la scelta giusta, perché evita fanatismo e pregiudizio (Rom 2,9 s.). Gesù, nobile maestro di fede ieri oggi e in eterno, esorta ad adottare il criterio dell’equilibrio anche dinanzi a “falsi cristi e falsi profeti”, ieri oggi e domani maestri di fanatismo, seminatori di preconcetto.
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Roberto Tondelli – 06 2017
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