AMICO POTENTE
Ci vorrebbe un amico potente
Forse in questi santuari non ci sarebbero costosi pellegrinaggi, forse queste famiglie non sarebbero le più in vista...
Giovanni narra la malattia, la morte e la risurrezione di Lazzaro. Il fatto è introdotto con queste parole: “Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro” (Giovanni, 11). Il termine “amico” che caratterizza il rapporto fra Gesù e Lazzaro significa “colui che ami, colui al quale vuoi molto bene”.
Giovanni sottolinea che tra questa famiglia, due sorelle e un fratello, e Gesù stesso c’erano stretti legami di affetto intenso. Ricorda il gesto generoso e profetico di Maria, che aveva speso molto denaro per profumare il corpo di Gesù durante un banchetto. Sappiamo dagli evangeli che, dopo aver insegnato a Gerusalemme durante il giorno, la sera Gesù si ritirava a Betania, proprio in casa di questi sui amici fidati. Qui trovava accoglienza ospitale e riparo sicuro, perché stando a pochi chilometri da Gerusalemme evitava di essere facilmente arrestato.
Era bello, la sera, ritrovarsi in una casa amica, accanto al fuoco, dinanzi a un piatto caldo, a parlare con amici veri. La casa di Lazzaro, Marta e Maria doveva essere ampia e generosa, visto che si trattava di accogliere non solo Gesù, ma anche i suoi dodici compagni, e forse anche qualche altro discepolo. Un ringraziamento per i pane, una cena frugale ma serena, parole amabili scambiate dopo mangiato e una notte di riposo in casa di amici. Ecco una fotografia di un momento lieto della vita di Gesù.
Possiamo forse imparare qualcosa anche noi? Forse per ritrovare il senso profondo della fede fiduciosa in Dio, dovremmo ricominciare dalle nostre case, farne veri e propri santuari dove si accoglie Gesù Risorto, dove la Sua Parola è apprezzata e accolta con umiltà, dove si prega fra amici di Cristo, dove si legge il Nuovo Patto scritto col suo sangue, dove si attua l’amore verso Dio e verso il prossimo. Forse in questi santuari non ci sarebbero tante spese né costosi pellegrinaggi. Forse queste case non sarebbero ricche, non ci sarebbero mobili pregiati, forse queste famiglie non sarebbero le più in vista della città. Ma queste case-santuari sarebbero i centri vitali del regno di Dio. In esse la parola dell’evangelo sarebbe letta e amata. Da esse la parola di Cristo uscirebbe con testimonianza verace e umile – senza fanfare, senza tradizionalismi vuoti. In case come quella di Marta, Maria e Lazzaro, la “bene – dizione” sarebbe davvero cioè che era nel principio, cioè “ringraziamento” per ciò che il Signore ci dona nella potenza della sua risurrezione, per la sua Parola buona espressa nelle Scritture ispirate da Dio, per la presenza del Risorto.
Per tornare al racconto di Giovanni, ecco che Gesù, stranamente, invece di accorrere al capezzale dell’amico malato, ritarda il suo arrivo. E lo fa di proposito. Quando finalmente arriva, Lazzaro è morto e sepolto, anzi il suo corpo è già in decomposizione. Ma Gesù è forte davvero. La sua potenza non è quella, limitata, psicologica, inconsistente, attribuita a certa religiosità umana. Gesù è potente, verace, forte della forza di Colui che “gli dà lo Spirito senza misura” (Giovanni 3,34). Per questo, con una semplice parola significativa, senza cerimonie né riti, dice “Lazzaro, vieni fuori!” e risuscita l’amico diletto. Così farà un giorno con tutti.
Poco prima, infatti, Gesù e Marta avevano avuto una breve ma intensa conversazione: “Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».
Solo ed esclusivamente Gesù Cristo è “risurrezione e vita”. Lo ha dimostrato con la sua risurrezione e con la vita che ora e qui vuole donare a chi desidera la sua amicizia verace. Pietro apostolo ricorda che “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome [altra persona] dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati (Atti 4,12). Al di fuori di Cristo Risorto e Amico Forte c’è la morte. Solo Cristo è vita eterna.
Roberto Tondelli
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