Fozio chi era costui
Fozio, chi era costui?
Il saggista Luciano Canfora ha scritto l’ampia introduzione all’edizione integrale della “Biblioteca” di Fozio (curatori, N. Bianchi-C. Schiano). Fozio (820-890 d.C.), ricco e ambizioso membro dell’élite bizantina, fu patriarca di Costantinopoli. Riversò la sua erudizione anche nei 279 libri che schedò per formare il suo Myriobiblion, la “Biblioteca” che raccoglie un vario universo letterario, dagli atti di concili ecumenici a romanzi erotici condannati dalla Chiesa. I testi furono raccolti da Fozio con la consapevolezza del momento storico che vedeva la lotta per il “primato” tra Roma, che nel IX secolo era ormai una città poco importante sul piano culturale, e Costantinopoli, che era invece una metropoli splendida e molto ricca.
Strana questa lotta per il “primato”, perseguito con la forza dell’importanza politica, geografica, culturale ed economica. Peccato che già nel IX secolo i cristiani avessero dimenticato l’insegnamento di Gesù: nel suo regno il “maggiore” è il più umile (“un piccolo fanciullo”, Matteo 18,1 ss.). Peccato che già fin da quel tempo i cristiani avessero ricercato e preteso il “primato”, mentre Gesù aveva insegnato a non imitare i potenti della terra, ma ad imitare piuttosto lui che era venuto per servire (Luca 22,24 ss.).
Fozio raccolse la sua Biblioteca con l’aiuto di una cerchia di collaboratori. Di ogni testo veniva fornita la descrizione e anche il giudizio – cosa questa del tutto originale. Non era una biblioteca destinata al pubblico ma “uno strumento di formazione e difesa di lotta ideologica nel periodo della guerra civile fra iconoclasti [contrari all’adorazione di immagini sacre] e adoratori delle immagini”. Fozio fu avversario degli iconoclasti. Per molto tempo la venerazione di immagini sacre fu proibita. Quando il culto delle immagini fu ripristinato, Fozio salì ai vertici della burocrazia imperiale. L’imperatore Michele III fece di Fozio il patriarca di Costantinopoli, e dall’857 all’867 questi regnò come patriarca, scontrandosi con Nicolò I, vescovo di Roma, che lo scomunicò. Fozio si era fatto ordinare e consacrare da Gregorio Asbesta, metropolita di Siracusa, che era in rotta sia con la chiesa d’Oriente che con quella latina (Enc. Treccani online).
Straordinaria fu l’opera di Fozio come linguista e commentatore. Certo, la guerra civile per la ragione suddetta non fu esempio di cristiana virtù. Gesù era ebreo, la sua opera fu quella del “profeta” annunciato da Mosè, la sua discendenza fu dal re Davide, la sua “parola” fu preannunciata da Isaia, il suo “patto nuovo scritto nei cuori” fu profetizzato da Geremia. È ben noto che gli ebrei non avevano immagini sacre cui rendere un culto (Esodo 20,1 ss.). Quanto a Gesù, la sola immagine di sé che ha lasciato ai suoi discepoli è questa: ciò che avremo fatto a uno dei suoi “minimi fratelli” lo avremo fatto a lui (Matteo 25,40). I fratelli e le sorelle in Cristo sono dunque immagini viventi di Gesù, quelle da lui apprezzate e autorizzate. Non sarebbe stato difficile per l’intellighenzia bizantina (e latina) comprendere queste stupende verità dell’Evangelo. Forse lotte e guerra civile si accesero più per il potere e la supremazia che non per qualche brano biblico.
Forse, anche allora, la religione fu la scusa per scontri vergognosi che di cristiano ebbero ben poco. Ciò che importava era il potere, entrare nelle grazie della corte, scalare posizioni da cui esercitare un controllo. Non era stata proprio questa la terza tentazione che satana aveva presentato a Gesù? Cristo non aveva ceduto, e aveva risposto: “Adora il Signore Iddio tuo, e a lui solo rendi il culto” (Matteo 4,10). Gesù insegna che Dio “è Spirito e quelli che lo adorano bisogna che lo adorino in Spirito e verità” (Giovanni 4,24). Ma raramente i suoi discepoli hanno imitato Gesù e preso sul serio questi insegnamenti. La storia scritta da uomini è quella dei potenti vincitori. Quella scritta da Dio è ben diversa, e per leggerla occorre un poco di fede fiduciosa.
Il lungo governo di Fozio sulla “chiesa bizantina creò le premesse dello scisma d’Oriente”, formalizzato nell’XI secolo. Nonostante molti incontri ecumenici, questa divisione perdura tuttora. Le chiese ortodosse non riconoscono al vescovo di Roma alcun primato né giuridico né morale spirituale. Sarebbe meraviglioso se tutti i cristiani ricordassero che, per la sua risurrezione, Gesù ha “il primato in ogni cosa” (Colossesi 1,18) e che solo Cristo Gesù ha ogni autorità in cielo “e sulla terra” (Matteo 28,18). Le prime comunità locali di discepoli erano guidate da “vescovi” (detti pure “anziani” o “pastori”) scelti dalla comunità stessa fra i suoi membri più maturi e responsabili – come ricorda Girolamo (Commento a Tito). Sarebbe bello ritrovare l’unità in Cristo sulla base delle ottime indicazioni del Nuovo Testamento. Preghiamo per questo.
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Roberto Tondelli - 09 2016
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