Riflessioni

DISCUSSIONI E MORMORII

Discussioni e mormorii nella comunità dei credenti Si può dire che discussioni e mormorii hanno accompagnato da sempre la vita sociale dell’uomo. Si tratta di due aspetti diversi del convivere umano, che producono effetti diversi tra loro. Prendiamo prima in consideraizone le discussioni. Al tempo dell’uomo delle caverne le discussioni venivano risolte a colpi di clava, la ragione stava col più forte. Oggi non è poi così diverso, la sola diversità consiste nell’adottare armi e mezzi più sofisticati. In senso lato la discussione non è che un dibattito fra due o più persone per chiarire dettagli o aspetti di un argomento. Trattando discussioni che interessano più da vicino, consideriamo quelle che accadevano e accadono nelle comunità. Tra cristiani o tra coloro che si professano tali, nella ekklesìa di Gesù Cristo, le discussioni dovrebbero non esserci quasi del tutto dato che la Parola è sempre la stessa, uguale per tutti, immutabile. Ma qui il condizionale è d’obbligo, come ben si comprende. L’immutabilità della Parola, la sua costanza, la sua eguaglianza per tutti costituiscono ragioni sufficienti per evitare discussioni, interpretazioni personali più o meno interessate. Eppure così non è. Gli uomini sono uomini. Scatenano discussioni. Una discussione, paradossalmente, può dividere o unire le parti. È facile che divida se si accende tra persone ignoranti e presuntuose, le quali o non adottano la Parola per ragionare o la utilizzano male, mescolandola con la loro parola. Si osservi che spesso l’ignorante aggiunge arroganza a presunzione, il che non aiuta certo la retta analisi del problema che causa discussione. Ma la discussione può anche unire ed essere costruttiva, se attuata con l’Evangelo in mano, fra cristiani dotati di intelligenza e umiltà. In una comunità possono nascere discussioni per vari motivi. Paolo apostolo scrive che non debbono esserci divisioni (frutto in genere di discussioni, 1 Cr 1,10 ss.), ma afferma pure che talvolta queste sono necessarie per evidenziare chi è approvato e chi non lo è (1 Cor 11,19). È ben noto che ad Antiochia Paolo stesso si oppose (“resistette in faccia”) a Pietro a causa del comportamento doppio di quest’ultimo (Gl 2,11). Il Nuovo Testamento presenta altri tipi di discussioni, ma qui ci si limita a queste menzionate per dare maggiore spazio al tema del mormorio. Il mormorio può essere definito come un bisbigliare fra sé e se medesimi, o tra sé ed altri, disapprovando l’operato di qualcuno, senza tuttavia avere il coraggio e la lealtà di affrontare la discussione aperta, onesta. Si preferisce mormorare. In una ekklesìa di Dio il mormorio può essere letale, un veleno mortifero, un vero disastro, una inattesa pugnalata alle spalle. Talvolta somiglia a un fuoco che sembra spento ma, sotto la cenere, è ancor vivo, pronto a riprendere vigore inaspettatamente. Il mormorio procura fratture quasi sempre insanabili, perché proprio questo è il suo scopo. Lo si può paragonare a un cancro subdolo, che distrugge sia lo spirito che il corpo. Quando ci si accorge di averlo, spesso è tardi. Ha già prodotto i suoi effetti disastrosi, non c’è più rimedio. Ecco qualche esempio di mormorio registrato nella Bibbia in contesti diversi: • il popolo ebraico mormora contro Mosè per la mancanza d’acqua (Es 15,24) • i lavoratori mormorano contro il padrone generoso e buono (Mt 20,11); • i credenti sono esortati a fare ogni cosa senza mormorare né discutere (Fil 2,14); • i discepoli esortati a non mormorare gli uni contro gli altri (Gc 5,9); • denuncia di “mormoratori cerimoniosi… ammiratori degli altri per motivi interessati…” (Giuda 16ss). Uno degli strumenti del mormorio è l’invidia. Si mormora per invidia verso il predicatore che insegna bene la Parola con competenza, studio, onestà, umiltà. Forse è un evangelista che ha la pecca – se così si può dire – di essere anagraficamente giovane. Eppure Paolo, parlando di Timoteo, scrive “nessuno disprezzi la tua giovane età” (1 Tm 4,12). Evidentemente l’età poteva offrire il pretesto per il mormorio. Paolo, persona intelligente, comprende che il buon risultato della lotta di Timoteo può esser compromesso dalla giovinezza di questo collaboratore, specie quando si tratti di esercitare l’autorità su persone anziane, per questo ordina che si apprezzi anche il predicatore giovane. Oggi si sentono cristiani (?) affermare che alcune cose dell’Evangelo sono sorpassate, che andavano bene duemila anni fa, ma non oggi: forse la Parola è cambiata? I tempi sono cambiati, quindi, ad esempio, un uomo non sposato può tranquillamente accompagnarsi con una donna sposata, separata, magari con figli,,, perché i tempi sono cambiati?! Occorre dunque adattarsi alla pretese, ai costumi del tempo presente?! Discussioni e mormorii, spesso inutili ed erronei, stravolgono la Parola cha ha origine in Dio (Gv 1,1). Si è arrivati al punto che chi insegna ciò che si deve rischia di esser considerato da alcuni un nemico, viene osteggiato, criticato, diviene oggetto d’invidia e malignità e calunnia. Il Signore raccomanda: colui che ingiustamente subisce tutto ciò continui ad andare avanti con forza e coraggio, consapevole che l’approvazione deve venire non da uomini (semmai anche da uomini fedeli), ma da Dio stesso, come si comprende bene da questi due brani: Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità (2 Tm 2,15). Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! (Gal 1,10). Un buon antidoto alla discussione è curare l’ignoranza presuntuosa eliminandola con lo studio umile della Scrittura e sottomettendosi alla verità di Cristo. Una buona prescrizione per il mormorio è la lealtà. Il tutto sempre con umiltà e mente aperta al consiglio spirituale che viene dalla Parola di Dio. M. Superbi, 2014 © Riproduzione riservata

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