Gesù e regno di Dio
Gesù e regno di Dio
[sintesi schematica]
Note introduttive (non esaustive) sul rapporto tra Gesù e regno di Dio. Le considerazioni di questa conversazione biblica sono tratte fondamentalmente da quattro soli brani del N.Testamento. Si sconsiglia di leggere queste note senza prima essersi familiarizzati coi testi e contesti citati, verificando le affermazioni sul testo (vers. CEI o altra).
Giovanni 3, 1 ss.
C''era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall''alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t''ho detto: dovete rinascere dall''alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell''uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell''uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell''unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
Gesù, conoscitore perfetto della persona umana (Gv. 2,24 s.), presenta l''entrare nel regno di Dio come rinascita d''acqua e spirito;
il modo in cui gli apostoli e i primi credenti hanno inteso e praticato questo entrare-nel-regno è delineato bene, p.es., nel libro degli Atti degli apostoli.
Il brano di Giovanni presenta la contrapposizione tra nascita debole ("carne", "volontà d''uomo") e rinascita potente ("acqua e spirito"); rinascita che è forse il più trascurato dei "diritti" dell''uomo (Gv. 1,11 ss.);
un "diritto" presentato anche come "bisogno" della persona (Gv. 3,7: bisogna nascere di nuovo); la salvezza sta nel segno del "serpente", anzi nel "guardare" ad esso (Num. 21,9b); Gesù innalzato è segno dell''amore di Dio (Gv. 3,15 ss.). Nonostante questo amore, si assiste alla rivolta delle tenebre (Gv. 3,19); s''instaura una lotta tra chi si fida e chi non si fida del nome (= persona) del figlio di Dio (Gv. 3,18);
"fede" in senso biblico non significa elenco di dogmi da credere o ritenere veri, ma fiducia attiva e fattiva che medita sulla parola di Dio e si fa consigliare da questa norma alta (Sal. 1,2; Eb. 11);
quanto al "nome": Giovanni presenta forse un nome esotico? un nome linguisticamente discutibile? un nome dotato di attestazioni manoscritte tardive? "Geova"? Giovanni presenta il nome = la persona del Messia Gesù, cioè il Messia che di nome e di fatto è Yeoshua = Dio salva.
Alla rivolta delle tenebre bisogna opporre la luce: operare manifestamente "in Dio" (Gv. 3,21); solo aderendo umilmente alle scritture da lui stesso ispirate si può operare in Dio (1 Cor. 14,37b; 2 Tim. 3,16 s.).
Dunque: reame di Dio ma in mezzo a tenebre; regno non senza contrasti e lotte mortali. Nonostante tutto, si può agire in Dio, cioè nel suo reame, oggi, qui, ora, subito. Questa è la proposta che Gesù fa al vecchio Nicodemo e che costui prenderà sul serio (Gv. 7,50 s.). Nell''occasione successiva Nicodemo agirà non di notte, ma in pubblico, portando in dono mirra e aloe (Gv. 19,39).
Esaminiamo il senso di ciò che Paolo scrive a sorelle e fratelli di Colosse:
Colossesi 1,13 ss.
È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli. E anche voi, che un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate, ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto: purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro.
Si tratta di un essere "trasferiti nel regno": un "trasferimento" che per i lettori colossesi si è già verificato;
questi credenti partecipano alla sorte, o meglio eredità (gr.: clero!), dei santi nella luce di Dio (1,12);
anzi proprio questa è la volontà di Dio (1,1) verso i santi e fedeli, cioè coloro che accolgono la sua grazia e pace (1,2), che sono noti per la loro fede e il loro amore (1,4), che pregustano una speranza immensa "nei cieli", cioè presso Dio stesso (1,5a), che hanno conosciuto tutto ciò grazie alla verità del vangelo (1,5b), resi dal vangelo buoni conoscitori della volontà di Dio, della sua sapienza e intelligenza spirituale (1,9), per comportarsi in modo degno del Signore e operare per il bene alla sua gloria, come figli che crescono (1,10):
con buona pace del comitato direttivo della torre di guardia - e di tutti i comitati -, che sta a guardia dei propri interessi mondiali e propone un arricchimento sulla terra, con l''organizzazione che si arricchisce sulla terra, mira ai beni sulla terra, sfrutta e s''ingrossa sulla terra. Consideriamo bene una parola del re del regno di Dio il quale ha detto: "Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano... ma fatevi tesori in cielo... " (Mt. 6,19 ss.). Forse questa parola è troppo oscura per i membri del direttivo della torre guardiana di un tesoro tutto mondano?
Come fecero i santi e fedeli colossesi, occorre abbandonare i sistemi umani, per aderire invece di tutto cuore alla verità del vangelo, alla grazia e pace di Dio, per poi crescere nella sapienza e conoscenza pratiche (Rom. 12,1 s.); non fermarsi, ma crescere in sapienza come fece Gesù stesso (Lc. 2,52).
Frutto della volontà di Dio è la riscossa (Col. 1,13) qui ora adesso subito da un potere tenebroso a una condizione affatto nuova, inaspettata, inimmaginabile all''uomo: il reame del suo figlio in cui abbiamo:
redenzione e perdono (Col. 1,14) qui ora adesso subito: luce nonostante le tenebre (Gv. 1,5);
redenzione e perdono (Col. 1,14) qui ora adesso subito: non dal 1914 né di qui a dieci anni, o a cinquant''anni... Occorre dire un "no" evangelico all''ignoranza della torre di guardia che torce le scritture difficili e le facili "a perdizione" di se stessa, del comitato che la dirige e dei suoi seguaci, ottimi conoscitori dei libretti pubblicati ma che purtroppo ignorano le scritture ispirate (2 Pt.3,16).
Si notino nel testo di Col. 1 le caratteristiche del figlio amato (= re): immagine del Dio invisibile, primogenito delle creature, in lui è creata ogni cosa, è avanti ogni cosa, in lui ogni cosa sussiste, capo della chiesa (con buona pace di capi, punti di riferimento, notabili, ecc.), il principio, il primogenito dai morti, ha il primato in ogni cosa, in lui abita "la pienezza", con la sua croce ha riconciliato ogni cosa in cielo e in terra;
egli è colui che dona ad ogni persona la possibilità concreta di passare da una condizione di estraneità (1,21) a una condizione di riconciliazione col Padre (1,22) unicamente grazie al van-ge-lo: vangelo che insegna a credere e a sperare, vangelo in cui si persevera, vangelo su cui si è fondati, saldi, non smossi (1,23):
da dove nasce mai la necessità impellente di milioni di libretti da divulgare e insegnare (e pubblicare con resa zero per la casa editrice torre di guardia), quando tutti abbiamo già qui ora adesso subito la potenza del vangelo che salva? (Rom. 1,16);
se in Dio, tramite Cristo Gesù, ho la pienezza delle benedizioni spirituali, della sapienza e della conoscenza, della fede e della religiosità (1 Pt. 1,3), di che altro c''è mai bisogno? Forse i libretti della torre di guardia sono capaci di offrire una pienezza che supera la pienezza di Cristo?
Dio ha reso e Signore e Cristo quel Gesù che gli uomini hanno crocifisso (Atti 2,37). Dal giorno della sua resurrezione presso il Padre Cristo Gesù è realmente "Signore" e regna sul trono davidico (Atti 2,29 ss. + Rom. 1,4),
ciò resta vero, nonostante le invenzioni megagalattiche ma efficacissime divulgate da quanti nel corso della storia si sono presentati e si presentano come "messia", "unti di dio", "uomini della provvidenza", "potenti" del mondo; si diffondono belle menzogne cronologiche: Cristo re dal 1914? Re che ritorna nel 1975? che ritorna alla fine della generazione del 1914? E altre amenità del genere, cui può credere solo chi ignora i rudimenti del vangelo di Dio.
La crocifissione, ora menzionata, consente l''approfondimento del significato di regno di Dio.
Atti 14,22
Ma giunsero da Antiochia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Barnaba alla volta di Derbe.
Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiochia, rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa; di qui fecero vela per Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l''impresa che avevano compiuto.
Leggendo bene il brano nel contesto ampio dell''intero libro degli Atti, ci si avvede di essere di nuovo all''entrare nel regno di Dio: occorre entrarvi attraverso "molte tribolazioni".
La sofferenza rappresenta l''elemento inconcepibile (per l''uomo) di un regno che sia davvero regnum Dei, regno di Dio. Eppure il testo ora letto afferma l''opposto.
Gli ebrei del tempo di Gesù non concepiscono un re sofferente; tantomeno lo concepiscono i greci o i romani! L''aspettativa è schematizzabile secondo queste categorie: duce militare potente, rivoluzionario di successo che getta a mare l''esercito invasore di Roma, e restaura (infelice termine "restaurazione"!) l''antico dominio-regno davidico.
Riflettiamo: è davvero cambiata questa concezione oggi? Si pensi alle figure di capo popolo, dux, caudillo, fürer, e così via.
Questa è la concezione che rende impensabile, inaccettabile, incomprensibile, assurdo e pazzesco l''annuncio proclamato prima da Gesù, poi dagli apostoli e dai primi cristiani. Questa è la difficoltà che i primi cristiani hanno dinanzi nel predicare o proclamare Cristo e lui crocifisso - si sottolinea qui la parola "predicare" e l''uso che Paolo ne fa. Eppure quei credenti non vogliono sapere null''altro al di fuori di questo: Cristo Gesù, e lui crocifisso (1 Cor. 2,1-2); costui rappresenta con la sua fine ignobile un vero e proprio SCANDALO per ebrei, greci e romani (1 Cor. 1,23):
uno scandalo che ieri la porpora imperiale cercò di coprire; uno scandalo che oggi la torre di guardia cerca di coprire in ogni modo. Promette villette unifamiliari ai fedeli. Rappresenta allegre famiglie che fanno pic-nic sui verdeggianti prati di un villaggio hollywoodiano, mentre il bel pastore tedesco (Rin Tin Tin?) gioca a palla coi bimbi, il leone (Simba?) fa le fusa, l''orso (Yoghi?) danza leggiadro e laggiù, sullo sfondo, due simpatici scoiattoli si rincorrono ameni: che siano Cip e Ciop?
Lo scandalo della croce di Cristo viene così ad esser cancellato da una favola che è volgare bestemmia contro la veracità di Dio quale emerge invece nello scandalo delle sofferenze di Gesù.
Gesù racconta parabole, non favole, perché lui stesso si trova a fronteggiare un vero e proprio problema di linguaggio. Problema del resto non nuovo.
Come oggi quando si parla di "regno di Dio" la gente capisce (male) che si parla di testimoni di geova, così all''epoca di Gesù bastava menzionare l''espressione "regno di Dio" perché scattasse negli astanti la concezione vista sopra: eccoci, siamo armati e pronti alla rivolta (Lc. 22,38; 24,21).
Ecco perché Gesù parla loro in parabole (Mt. 13,13). Il linguaggio parabolico consente a Gesù di non fornire l''esca alle concezioni nazionalistiche del suo tempo. Infatti nulla poteva essere più lontano da tali concezioni che paragonare il suo regno al seminatore, al pescatore, al pastore, alla donna che fa la pasta in casa... L''aspettativa vista sopra sommata alla concezione nazionalistica è quel che ha reso insensibili ("grassi") i cuori della gente. Le persone non ascoltano più, non riflettono più. E quindi non possono proprio comprendere.
Che sia questa una situazione analoga a quella attuale? Esistono forse oggi aspettative e concezioni che rendono le menti ottuse, non ricettive? Sarebbe importante avere oggi dei credenti pensanti?
Ecco dunque in che senso e perché Gesù può citare Isaia 6,9 s. / Mt. 13,14 ss.
La gente - allora e forse proprio come oggi? - non vuol sentir parlare di tribolazioni, e tantomeno di "molte tribolazioni" (Atti 14,22), privazioni, sacrifici, sofferenze per entrare nel regno di Dio. Una società edonistica come è l''attuale (ma edoné è antica...) rifugge da ogni spirito di sacrificio, tanto più quei sacrifici che necessariamente derivano dal sacrificio della croce di Gesù, cioè le "molte tribolazioni" per il suo regno. Il punto è delicatissimo e richiede riflessione.
Che sia vero ciò che si rileva, cioè che le chiese si sono trasformate in centri per aiuto sociale? Che sia vero ciò che si nota, cioè che il vangelo-potenza-di-Dio è stato trasformato in vangelo per la convivialità e la socialità? Invece dello scandalo di Cristo crocifisso (la sola e unica cosa che Paolo apostolo voleva sapere e predicare! 1 Cor. 2,2), si predicano e si propongono intrattenimenti sani, diversivi sani, gite sane, interessi sani, giochi sani, amichevoli pizze, concertini, momenti per edificarsi sul monte, al mare, nella foresta, nei centri fitness...
Che sia vero ciò che si nota, cioè che il regno di Dio viene trasformato ad arte nella panacea per mantenere corpo e spirito in salute? Si predicano mezzi e modi per mantenersi in buona salute fisica e spirituale. Che questo sia un altro modo per predicare la "sopravvivenza del più adatto"? Che cos''è questo vangelo salutista se non l''antico verso delle satire di Giovenale "una mente sana in un corpo sano" rivisto in chiave cristiana? E pensare che a Paolo apostolo non bastarono tre preghiere per farsi togliere la "spina nella carne" (2 Cor. 12,8). Gesù depone, offre, sacrifica la sua stessa vita fisica, corporale, a favore degli esseri umani (Gv. 10,17). Paolo dà un esempio quando afferma che egli "non fa alcun conto della vita quasi gli fosse cara" (Atti 20,24). Vecchiaia, rughe, acciacchi non fanno paura a Paolo, perché il suo "uomo interno si rinnova di giorno in giorno" (2 Cor. 4,16 ss.). Tutti questi esempi sono motivati da un''unica ragione profonda: le molte tribolazioni per il regno (Gv. 10,15 + 3,16b; Atti 20,24b-25).
Ma a questa società edonistica nulla è più caro della pelle. Pertanto chi afferma "se uno vuole salvare la sua vita, la perda per amore mio e del vangelo" (Mc. 8,35) dev''essere pazzo. Saggio, invece, è chi trova il modo e il mezzo per predicare qualcosa - qualunque cosa - che a questa società garbi e piaccia, per cui anche Giovenale può tornare utile.
Che sia vero ciò che si nota, cioè che tutto si fa, tutto ci si inventa, tutto si architetta pur di attirare, tenere e trattenere gente nelle chiese? Come mai si svuota il vangelo del suo significato? Perché si rende edulcorato il messaggio del vangelo del regno? Perché se ne fanno bibliche pillole da ingoiare al bisogno? Perché lo si banalizza in mille modi? Forse per acchiappare comunque e con ogni mezzo persone in questa o quella chiesa?
Lo "scandalo" della croce, con le "molte tribolazioni" che il regno di Dio comporta, viene così coperto. Il regno di Cristo diviene un collodiano paese dei campanelli, là dove Lucignolo invita Pinocchio allo svago e alla festa. Beninteso, svago sano e festa sana. Il vangelo, svuotato della potenza di Dio che emerge proprio nello scandalo della croce e nella pazzia della proclamazione del Risorto (1 Cor. 1,22 ss.), viene trasformato in messaggio simpatico, accattivante, piacevole al gusto edonistico di una società malata. La quale viene così accompagnata alla sua fase terminale. Non senza aver gustato prima un caffè che più lo mandi giù più ti tira su, su, su... fino in paradiso. Dove ad attenderti non c''è San Pietro, ma George Clooney; il quale però non è ancora pronto...
Qui non è in gioco un mero errore dottrinale su questo o quell''aspetto biblico. Qui è il vangelo stesso, è la stessa buona notizia di salvezza ad essere stata avvelenata. Tutto si dice, tutto si fa, tutto si inventa pur di dis/trarre l''attenzione di tutti dallo scandalo inaccettabile del Cristo crocifisso e dalle molte sofferenze che la sua sequela comporta. Qui non si tratta di un problema dottrinale, ma si tratta della negazione scientifica della verità profetizzata da Zaccaria e proclamata da Giovanni:
Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Gv. 19,37 / Zac. 12,10).
Invece che volgere lo sguardo al trafitto, siamo trascinati alla dis/trazione dal trafitto. È precisamente questa la verità bestemmiata dalla società odierna, aiutata in ciò da profeti zelanti, che presto dimenticano le loro stesse profezie inadempiute (Deut. 18,21 s.), predicatori collodiani più che cristiani - sia detto con rispetto per Carlo Lorenzini detto Collodi.
Ma il Vangelo della potenza e sofferenza di Cristo non dice così né incoraggia una predicazione dis/traente. Torniamo ad Atti 14,22: di quali "molte tribolazioni" si tratta? Basta porre la domanda per avere risposta dal contesto immediato del brano (Paolo lapidato e dato per morto) e dal testo degli Atti:
• dalla testimonianza di Cristo alla galera (Atti 3,19; 4,2.3): è regno di Dio;
• dalla testimonianza del vangelo alla menzogna (Atti 4,36-37; 5,4): è regno di Dio;
• dalla testimonianza della parola al malcontento (Atti 5,42; 6,1): è regno di Dio;
• dalla testimonianza del risorto all''assassinio (Atti 7,8-10; 7,57): è regno di Dio;
a proposito: come mai Stefano accetta, a costo della vita, di discutere con ebrei liberi e alessandrini, mentre la torre di guardia non risponde mai alle domande, non discute mai, e insegna ai suoi a fare altrettanto, evitando accuratamente di rispondere? Perciò molti hanno preso a imitare questo atteggiamento che certo "salva loro la vita", ma non imita l''esempio del primo martire della fede: come mai si agisce in modo così incoerente rispetto agli esempi del vangelo? Se Stefano avesse pensato a non offendere nessuno, sarebbe ancora vivo!
• Dalla testimonianza verace del vangelo alla simonia (Atti 8,6; 8,18): è regno di Dio;
a proposito: Perché Pietro può dire di non avere né oro né argento (Atti 3,6), mentre la torre di guardia accusa lo Stato di essere "bestia" ma sottoscrive patti con "la bestia" e accetta volentieri l''8 per mille dallo stato presunto "bestia"?
Gesù può dire che le volpi hanno le tane e gli uccelli hanno dei nidi per rifugiarsi, ma lui non ha una pietra su cui posare il capo (Lc. 9,58). Questo è regno di Dio. Come mai la torre di guardia acquisisce unità immobiliari definendole "sale del regno"? Che genere di regno è questo?
• Dalla testimonianza di Cristo a persecuzioni e pregiudizi per Cristo (Atti 9,20; 9,23-24. 26): è regno di Dio;
• dalla testimonianza di Cristo a discussioni e questioni (Atti 11,1; 11,2b): è regno di Dio;
limitandoci solo al testo di Atti, l''elenco delle "molte tribolazioni" potrebbe continuare: assassinio di Giacomo (Atti 12); prigione per Pietro (Atti 12); invidie (Atti 13,45); istigazioni e persecuzioni (Atti 13,50 s.); fraintendimenti gravi (Atti 14,11 ss.), eccetera.
L''affermazione di Atti 14,22 che stabilisce un legame stretto tra l''entrare nel regno di Dio e le molte tribolazioni resta verificata e assume valore profetico: sarà sempre così. Fede fiduciosa, gioia in Cristo, grazia, benedizione, bontà di Dio, amore del Signore non sono davvero esenti da tribolazioni, anzi vanno curate, mantenute, accresciute in mezzo a molte tribolazioni.
Di fronte alle molte tribolazioni, le menzogne di quanti tentano di trasformare e annullare il vangelo risultano palesi. Risplende per veracità il senso profondo del reame di Dio. Il credente pensante ritiene fermo in cuor suo uno dei criteri cardine di tutta la rivelazione del Dio di Abramo e di Cristo Gesù: "... la potenza [di Dio] si dimostra perfetta nella debolezza" (2 Cor. 12,9a). Debolezza spossante, come quella patita da Gesù sulla sua croce. Debolezza fiaccante, come quella "gustata" da Gesù nella sua morte e nell''ades. Ma è proprio in questa debolezza che la potenza del Padre si è dispiegata nella risurrezione di Gesù - e si dispiegherà nella risurrezione di tutti (1 Cor. 15,17. 42b; Atti 24,15). Gesù Cristo Crocifisso-e-Signore. È questo il dettaglio trascurato da chi osa abbellire, guarnire, banalizzare, semplificare il vangelo del regno.
Forse non a caso una nota parabola si conclude con questo monito: è bene, per ora, non andare a dividere le zizzanie dal grano; sarà fatto a suo tempo (Mt. 13,29 s.). Anche saper aspettare con pazienza è regno di Dio.
Romani 14,16-17
Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete! Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole. Non distruggere l''opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d''accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo.
Che cos''è e che cosa non è, in che cosa consiste e in che cosa non consiste il regno di Dio? Rispondere significa considerare sia pur fugacemente l''intero vangelo di Paolo presentato nella lettera ai Romani (1,16b). Il che ci porta a valutare la gravità della relazione spezzata con Dio:
nei gentili (Rom. 1,21 ss.);
negli ebrei (Rom. 2,17 ss.);
relazione spezzata dell''essere umano con se stesso (Rom. 7,18-25);
relazione spezzata col creato (Rom. 8,20-22);
relazioni spezzate perfino tra discepoli (Rom. 14,1 ss.);
il risultato di tale rottura è il peccato (Rom. 3,9: il peccato è la rottura relazionale);
Ricomporre queste relazioni, anzi "ri-conciliare", è il regno di Dio costituito da:
giustizia indipendente dalla torà mosaica, ma da questa attestata (Rom. 3,21),
mediante la fede fiduciosa in Gesù Cristo (nome= persona!),
giustificazione gratuita per tutti,
giustificazione per puro dono (grazia) mediante Cristo che libera;
pace con Dio che investiga i cuori (Rom. 8,1. 27),
con l''altro (Rom. 14,13); culto razionale (Rom. 12);
allegrezza nel credere con fiducia (Rom. 15,13); per ubbidienza di fede (Rom. 16,26; Atti 8,39; Fil. 4,1 ss.);
giustizia, pace e allegrezza sono "nello Spirito Santo" per il quale gridiamo a Dio il nostro più intimo "Abbà" (= papà: Rom. 8,16). Egli ci parla, consiglia, ammaestra ancor oggi nelle scritture da lui ispirate (2 Tim. 3,16 s.).
Invito: prendere sul serio la parola di Gesù a Nicodemo. Parola che, come si è visto, comporta molto e dona molto. Si consideri e si rivaluti la dolcezza delle sofferenze in Cristo e per Cristo (Rom. 8,18). Si consideri e si rivaluti la bellezza di giustizia, pace e gioia nel regno di Cristo Gesù. Solo in lui risiede la pienezza del Padre di tutti.
R.T.
Piccola bibliografia:
H. Balz - G. Schneider (edd.), Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, Brescia, 2004, (ed. it. a cura di O. Soffritti).
J.A. Fitzmyer, La lettera ai Romani, in Grande commentario biblico, Brescia, 1973, (ed. it. a cura di A. Bonora, E. Cavedo, F. Maistrello).
E.E. Green, Il vangelo secondo Paolo. Spunti per una lettura al femminile (e non solo), Torino, 2009.
V. Jacono, Le epistole di S. Paolo ai Romani, ai Corinti e ai Galati, Torino, 1952.
G. Ricciotti, Gli Atti degli Apostoli. Tradotti e commentati, Roma, 1958.
F. Salvoni, Confessione e perdono dei peccati, Genova, 1978.
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© Roberto Tondelli, Gesù e il regno di Dio [sintesi schematica] - 2010
(chiesa del Signore, Aprilia, 12.12.2010)
www.chiesadicristopomezia.it
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