Negli ultimi decenni i Testimoni di Geova sono diventati indubbiamente un fenomeno diffuso. Tra le loro dottrine, solo apparentemente basate sulla Bibbia ma per lo più fondate su visioni parziali e materialiste del testo biblico, spicca l’affermazione di essere gli unici al mondo a predicare e diffondere la conoscenza del nome di Dio. Si presentano infatti come gli esatti interpreti del nome divino che, secondo loro, in italiano sarebbe Geova.
In base a questa asserzione rifiutano perciò qualsiasi altra traduzione del tetragramma[1] YHWH da cui il nome Geova trae origine. Ecco una citazione dalla Torre di Guardia
Se non conoscete e non usate questo nome, come potete essere inclusi fra il popolo che Dio ha scelto per Sé? Non solo dovremmo conoscere il nome di Dio ma dovremmo lodarlo dinanzi agli altri come fece Gesù quando era sulla terra... (01.03.1983, p. 69).
Nel libro La verità che conduce alla vita eterna si legge:
Per distinguersi dai molti falsi dii, il vero Dio si è dato un nome personale. Il nome personale di Dio ci viene fatto conoscere per mezzo della sua Parola, la Bibbia, e questo nome è GEOVA (p. 17).
Siamo di fronte a un'affermazione precisa e categorica, che non corrisponde tuttavia alla realtà biblica. Perciò da semplici cristiani desiderosi di praticare solo l’insegnamento divino, non possiamo esimerci dal confutare una inesattezza così grave.
Anzitutto va notato che sono gli stessi Testimoni a scrivere quanto segue:
Il problema è che oggi non abbiamo perciò nessun modo di sapere con esattezza quali vocali gli Ebrei usassero con le consonanti YHWH (La verità che conduce alla vita eterna, p. 18).
E ancora, nel libro Il nome divino che durerà in eterno si leggono queste parole: «A dir la verità nessuno sa con certezza come si pronunciasse in origine il nome di Dio» (p. 7). Appare perciò paradossale la contraddizione tra l'affermazione categorica che Geova è il solo vero nome di Dio e queste altre affermazioni secondo cui nessuno conosce la pronuncia esatta dello stesso nome.
Cerchiamo allora di scoprire l'origine vera del nome Geova per capire il motivo di queste contrastanti affermazioni.
Presso gli Ebrei il nome di Dio (indicato appunto con il tetragramma YHWH) non veniva pronunciato mai o molto raramente, e ciò per ragioni di rispetto religioso. Esso era sostituito dall'appellativo Adonai (Signore). Questa continua mancata utilizzazione del tetragramma YHWH fece sì che col tempo la pronuncia esatta della parola andò perduta. Infatti, già qualche secolo prima della venuta del Cristo essa era ignota ai più o conosciuta forse solo da pochissimi, proprio perché il tetragramma non veniva praticamente mai pronunciato.
Come è noto, l'alfabeto della lingua ebraica antica era costituito di sole consonanti. Anche questo fatto favorì indubbiamente la perdita dell'esatta pronuncia di quel nome. Furono i Masoreti, filologi ebrei, che intorno ai secoli vii-ix d.C. inserirono nel testo biblico alcuni puntini e trattini vocalici per fissare l'esatta pronuncia dei termini. Alla parola YHWH però non apposero i segni vocalici propri, ormai sconosciuti, bensì quelli corrispondenti alle vocali della parola che da secoli veniva pronunciata al suo posto, cioè Adonai (Signore). Così il lettore del testo biblico leggeva il tetragramma YHWH con le vocali del nome Adonai. La vocalizzazione apposta dai Masoreti mette il traduttore moderno di fronte a tre possibili soluzioni:
a) lasciare inalterato il tetragramma YHWH;
b) sostituire il tetragramma con l'appellativo Signore;
c) traslitterare[2] il nome, utilizzando le vocali di Adonai.
Purtroppo, alcuni ebraisti cristiani optarono poco saggiamente per la traslitterazione. Si originò così una forma ibrida, divulgata poi in italiano secondo modalità linguistiche locali, che diedero come esito finale il termine Geova: Y e H o W a H.
Occorre sottolineare che l’uso di questo nome non comporta solo una pronuncia erronea, ma si tratta effettivamente di un termine inventato, frutto di elaborazione umana, un termine che in ebraico non significa nulla, e che non ha nulla a che vedere con il significato del nome divino originario.
Si osservi poi che il tetragramma YHWH non è un semplice nome proprio o appellativo, bensì un tentativo di definire l'indefinibile personalità di Dio, un termine che tenta di spiegarne la Natura, la Potenza, la Grandezza che trascende la dimensione del tempo-spazio per proiettarsi nell’eternità. Come tutti i nomi biblici,[3] anche YHWH è significativo: significa infatti che Egli esiste da sempre, che crea, che suscita la vita; identifica quindi Colui che è il Signore e il Padrone dell’eternità:
Iddio disse a Mosè: IO SONO QUEGLI CHE SONO. Poi disse: Dirai così ai figlioli d'Israele: L’IO SONO mi ha mandato da voi (Es. 3,14).
Sta proprio qui il significato profondo del tetragramma: la Realtà Realissima di Dio si distacca incommensurabilmente da tutti gli schemi religiosi e culturali del tempo mosaico (molteplici divinità) e di ogni tempo. Non ha senso rifarsi a un nome vuoto (Geova), quasi avesse un valore magico. Il termine Geova è solo il frutto dell'infelice inserimento delle vocali di Adonai nel tetragramma ebraico; un termine che non significa nulla e non porta in se stesso nessuno dei gloriosi significati menzionati poco sopra. Se gli Ebrei furono così riverenti da non pronunciare mai quel nome, non è detto che si debba cadere nell’eccesso opposto d'essere così irriverenti da usare ad ogni costo un appellativo che non ha alcun legame con il nome di Dio e soprattutto con la Sua Realtà Realissima e trascendente.
Perché dunque i Testimoni si ostinano a difendere la loro intransigente dottrina sul nome pur conoscendo molto bene questi fatti? Leggiamo ancora dal loro libretto Il nome divino che durerà in eterno:
Per quanto riguarda il nome di Dio [i Masoreti], invece di mettervi i segni vocalici giusti, nella maggioranza dei casi vi misero altri segni vocalici per ricordare al lettore di leggere Adhonay. Da ciò derivò la grafia Jehouah diventata poi “Geova”, la tradizionale pronuncia del nome di Dio in Italiano… Da dove hanno origine invece le pronunce “Jahveh”, “Yahweh”, e simili? Si tratta di forme suggerite da studiosi moderni nel tentativo di ricostruire la pronuncia originale del nome di Dio... Nondimeno, molti preferiscono la pronuncia “Geova”. Perché? Perché, a differenza di “Yahweh” è nota e comune. Ma non sarebbe meglio usare la forma che potrebbe avvicinarsi di più alla pronuncia originale? Non necessariamente, perché questo non è ciò che di solito si fa con i nomi biblici.
Ci troviamo qui di fronte a una serie di affermazioni sulle quali è però opportuno fare qualche considerazione.
Se è IMPOSSIBILE, come affermano gli stessi Testimoni, pronunciare correttamente il tetragramma YHWH, perché insistono e assicurano che l'unico nome esatto di Dio è Geova?
I Testimoni scelgono questo nome perché è «noto e comune». Quale valore di verità può derivare dalla popolarità di un nome o di una dottrina? Anche il termine Papa è noto e comune, ma ciò non lo rende scritturale e in armonia con il pensiero di Dio rivelato nella Scrittura da Lui ispirata.
I Testimoni accusano gli ebrei di essere stati fanatici e superstiziosi così da aver fatto perdere la pronuncia del nome divino. Ma non si accorgono di essere essi stessi altrettanto fanatici e superstiziosi nel volere a tutti i costi pronunciarlo, quando ciò è impossibile.
I Testimoni affermano che il vero nome di Dio è Geova, e che chiunque non usa proprio questo nome non può far parte del popolo di Dio. Dimenticano però volutamente che Geova è solo un termine italianizzato derivante dalla deformazione prodotta in ebraico dall'aggiunta delle vocali di Adonai al tetragramma.
I Testimoni stessi parlano di approssimazione: ma come è possibile basare la fiducia nel Padre su una approssimazione?
Se non è possibile conoscere quali vocali usavano gli ebrei per pronunciare il tetragramma, come mai i Testimoni accettano «la tradizionale pronuncia» che utilizza vocali di un altro termine, quando poi i testimoni stessi sostengono di combattere le tradizioni religiose umane?
La loro presunta fedeltà al nome di Dio non è in armonia con la Scrittura, ma si adegua alla tradizione degli uomini.
Questo loro spiccato letteralismo è davvero sacrilego, perché adopera un nome reso impuro dalle vocali aggiunte dai Masoreti, un nome che non ha nulla a che vedere con il nome di Dio, che nessuno oggi è in grado di pronunciare.
I Testimoni si giustificano portando come esempi altri nomi biblici e sostenendo che la loro pronuncia attuale non corrisponde all'esatta dizione ebraica. Ciò significa solo spostare la questione su un altro ambito. Il vero problema, infatti, non è la pronuncia esatta o errata, ma il fatto di trovarsi di fronte ad un nome INVENTATO DI SANA PIANTA. Ecco quanto affermano i Testimoni:
Siccome c'è incertezza sull'esatta pronuncia del nome personale di Dio, alcuni ecclesiastici dicono che non lo dovreste usare affatto, ma dovreste invece dire semplicemente “Dio” o “il Signore”. In ogni modo essi non insistono che non dovrete usare i nomi “Gesù” e “Geremia”. Eppure queste pronunce comunemente usate sono del tutto diverse dalle pronunce ebraiche “Yesh'ua” e “Yirmeiah'” (La verità che conduce alla vita eterna, p. 18).
È evidente qui il tentativo di spostare il problema sulla pronuncia del nome. Ma, come si è detto, il problema non riguarda la pronuncia bensì il nome stesso da tradurre. Mentre dei termini Yesh'ua e Yirmeiah' conosciamo bene la dizione ebraica e possiamo quindi operare una traduzione nella nostra lingua, del tetragramma YHWH non si conosce alcuna forma fonica ed è perciò impossibile tradurlo in qualsiasi altra lingua. Né tantomeno è possibile accettare un nome come YeHoWaH frutto della fusione di due termini, asserendo poi, che questo «è l'UNICO VERO ed INSOSTITUIBILE NOME DI DIO». La gravità di una tale affermazione non può sfuggire allo studioso onesto e intelligente.
Un'altra affermazione molto discutibile dei Testimoni riguarda la pretesa che a loro sarebbe stato demandato l'incarico di rimettere al suo posto nel Nuovo Testamento il nome Geova. Nome che - secondo la loro fervida immaginazione - i copisti nei primi secoli avrebbero tolto dai manoscritti neotestamentari:
I Cristiani apostati del ii e iii secolo lo tolsero [il nome divino] nel ricopiare i manoscritti greci della Bibbia e non lo adoperarono quando tradussero la Bibbia in altre lingue (Il nome divino che durerà per sempre, p. 27).
Questa teoria ha indotto i Testimoni a introdurre nel Nuovo Testamento il nome Geova ben 237 volte, molte delle quali a sproposito come vedremo tra breve, ignorando completamente il fatto che nelle migliaia di copie del testo greco oggi in nostro possesso e nelle traduzioni più antiche del Nuovo Testamento il tetragramma NON COMPARE MAI.
Accusare poi di apostasia tutti i cristiani che nei primi secoli hanno copiato o tradotto le Scritture con sacrificio e abnegazione è davvero azzardato. Che tutti gli autori delle migliaia di copie che oggi abbiamo si siano accordati per togliere il nome di Dio dai testi è veramente poco credibile. Accettando tale teoria non solo si cade nel ridicolo, ma si mette in discussione la Provvidenza divina che non sarebbe stata capace di farci pervenire la Scrittura nella sua forma originale. Ciò condurrebbe addirittura a mettere in dubbio tutta la Sacra Scrittura. Chi ci dice infatti che gli autori di un tale complotto non si siano accordati anche per sostituire od omettere altre parti della rivelazione divina?
Seguendo tali fantasie si potrebbe evidentemente mettere in discussione ogni cosa, dimenticando che il Nuovo Testamento è tra i testi antichi il più certo e il meglio accreditato in assoluto. Gli oltre quattromila autorevoli manoscritti esistenti attestano in modo inequivocabile la sua veridicità, non lasciando spazio al benché minimo dubbio sull'autenticità del testo. Vale la pena ripeterlo: in nessuno dei manoscritti compare il tetragramma YHWH del nome divino. È chiaro che i Testimoni non solo non hanno il merito di aver riscoperto il nome di Dio, ma la loro pretesa di ripristinare tale nome nel Nuovo Testamento li ha indotti a commettere veri e propri abusi filologici come nel caso evidente di Rom. 10,13:
Chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato.
Questa è la traduzione del passo citata dalla versione adottata dai Testimoni di Geova (Traduzione del Nuovo Mondo) in base alla presuntuosa affermazione di essere gli unici ad aver ripristinato il nome Geova. Invece hanno ripristinato e diffuso un errore. Le traduzioni filologicamente più attendibili rendono così il testo di Rom. 10.13:
Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.
Per concludere, si osservi che nel linguaggio biblico il nome indica la persona, il nome è sinonimo di persona. Quando Pietro e Giovanni vengono inquisiti per aver guarito uno zoppo (Atti 3), spiegano ai rettori e al popolo che quel miracolo è stato fatto «nel nome di Gesù Cristo il Nazareno... in virtù di lui [Gesù] quest'uomo compare guarito in presenza vostra (...). E in nessun altro è la salvezza; poiché non c'è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati» (Atti 4,10-12). Qui il nome è la persona stessa di Gesù, che ha davvero ogni autorità in cielo e in terra, perché è Risorto sconfiggendo la morte per la potenza del Padre (Rom. 1,4; 6,4).
L'espressione «sia santificato il tuo nome» equivale a «sia la tua persona santificata», cioè separata da tutto ciò che è male (quante volte, invece, Dio viene associato al male, purtroppo). Quando Gesù prega dicendo «io ho manifestato il tuo nome agli uomini» (Gv. 17,6) non vuole dire affatto che ha riscoperto che il vero nome di Dio è Geova; significa invece che ha fatto conoscere la Sua Realtà come «solo vero Dio» (17,3), ha fatto conoscere «tutte le cose che tu [Padre] mi hai date» (17,7), ha fatto conoscere le «parole che tu [Padre] mi hai date» (17,8) e ha fatto conoscere «l'amore del quale tu mi hai amato» (17,26). Così Gesù manifesta tutt'oggi al mondo la Persona (nome) del Padre.
Giovanni, ispirato da Dio, scrive parole eterne:
E questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome [cioè, nella persona] del suo Figliolo Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri, come egli ce ne ha dato il comandamento (1 Gv. 3,23).
Su queste parole eterne tutti dovremmo meditare, facendole nostre in una vita di profonda fiducia ubbidiente alla Persona di Dio che parla ai nostri cuori nelle Scritture. Questo è pure l'augurio che rivolgiamo agli amici Testimoni, che hanno zelo per le cose di Dio, ma zelo senza conoscenza. Farebbero bene ad abbandonare le teorie della Torre di Guardia, per abbracciare completamente solo la Scrittura divinamente ispirata.
[1] Tetragramma, cioè quattro lettere, quante sono appunto quelle ebraiche del nome YHWH.
[2] Traslitterare significa trascrivere una parola, senza tradurla, usando un sistema alfabetico diverso dall'originale. Così p. es. battesimo è la traslitterazione del greco baptðzv (baptìzo).
[3] P. es. Samuele significa frutto di esaudimento di Dio; Adam significa uomo; Eva significa vita, ecc.