Grazie della
domanda, che consente qualche precisazione. La risposta sarà
sintetica, sperando di proseguire a voce la conversazione...
Chi si trova a “navigare” sul mare magnum della rete non potrà non
notare che il sito della chiesa del Signore a Pomezia compare in
elenchi di varia natura (anche religiosi) e di diversi generi
(del comune locale, stranieri). Pur senza disconoscere queste realtà
virtuali, si avvisano qui i naviganti che
“chiesadicristopomezia.it” non è responsabile di quanto compare in
queste liste, le quali del resto hanno valore puramente
indicativo o nominale.
Valore nullo presentano
invece quelle informazioni, fantasiose ed erronee, che pretendono di
inserire “chiesadicristopomezia.it” tra i siti di comunità “anti-istituzionali”.
Questo termine – lungo, brutto, incomprensibile – mal si adatta a
credenti i quali ritengono che Gesù ha istituito la
chiesa sua, il battesimo suo e il memoriale della sua
morte-e-resurrezione. Mediante il proprio esempio, Gesù ha pure
istituito il modello esistenziale per i suoi discepoli, chiamati a
seguirne le orme nella vita personale, famigliare e comunitaria,
come pure nei confronti del prossimo. Se quelle menzionate sono le
istituzioni del Signore, espressamente presentate nel Vangelo, è
evidente che ogni altra istituzione è perlomeno superflua rispetto a
quelle che Cristo Gesù stesso ha voluto per la chiesa che gli
appartiene.
Valore negativo hanno
invece quelle segnalazioni che vorrebbero considerare
“chiesadicristopomezia.it” come espressione di movimenti religiosi
sorti all’estero, che avrebbero per scopo la "restaurazione" e/o la
reintroduzione di questa o quella forma di cristianesimo. Il termine
“restaurazione” è storicamente compromesso da echi negativi e
funesti. Non è il caso di addentrarsi qui nell’esame dei movimenti
spirituali che in ogni tempo (almeno dalla riforma benedettina in
poi) hanno segnato la storia del cristianesimo. La comunità pometina conosce e riconosce il valore galileiano dell’esperimento di quell’archeologo
che, trovato un pugno di grano in un’antica tomba egizia, lo seminò
in buona terra e mesi dopo raccolse spighe! Analogamente il seme
della Parola di Dio, seminato in cuori buoni, può far germogliare
ancor oggi il frutto della conversione e dell’amore di Dio. Soltanto
la Parola di Dio è davvero eterna e vitale. Ogni uomo è come erba,
ogni persona è come il fiore dell’erba; l’erba si secca, il fiore
cade, ma la Parola del Signore rimane in eterno. Quindi essa è
vivente e fonte di vita per quanti desiderano darle ascolto e
praticarla di cuore.
Qualche precisazione sull’espressione “Chiesa di Cristo”. È noto che
essa viene comunemente adottata nella letteratura religiosa moderna
e contemporanea ad indicare la sola e unica chiesa che Gesù continua
a edificare mediante la sua Parola in ogni momento della storia
umana. “Chiesa di Cristo” ricorre nei testi di noti biblisti e
teologi quali C.M. Martini, H. Küng, G. Ravasi e
molti altri di ogni confessione religiosa. L’espressione è
adottata pure nei Documenti del Concilio Vaticano II in riferimento
alla Chiesa Cattolica. Quanto alla letteratura biblica, basti
ricordare che Paolo apostolo menziona le “chiese di Cristo” alla
fine della lettera ai Romani. Altrove nel Nuovo Testamento ricorrono
espressioni equivalenti quali “chiesa di Dio... chiese di Dio che
sono in Cristo Gesù” e simili. Matteo pone sul labbro del Nazareno
le parole “io edificherò la mia chiesa”, cioè la chiesa del Cristo,
il figlio dell’Iddio vivente confessato da Pietro in quella
circostanza.
La semplice lettura del Nuovo Testamento persuade pertanto ad
adottare questa terminologia sicura, per questo le discepole e i
discepoli di Gesù la usano di buon grado. Occorre però
avvertire che non sempre dietro un bel nome sta una realtà
altrettanto buona. Se si sceglie di chiamarsi luterani o mormoni,
vuol dire che si fa riferimento al mondo protestante. Se si
sceglie di formare una comunità di focolarini, ci si schiera col
mondo cattolico. Chi ha qualche familiarità con il Nuovo Testamento,
ispirato dallo Spirito del Risorto, sa che in effetti al di sopra o
al di sotto di questi due mondi – e comunque trasversalmente ad essi
– può attuarsi il tentativo nobile e degno di avvicinarsi per
approssimazione alla sola e unica chiesa che Gesù abbia mai
istituito e continui a costituire là dove poche o molte persone
decidano di unire le loro volontà a quella di lui per vivere come
chiesa che appartiene a lui, comunità di Gesù il Messia, in armonia
e comunione d’intenti coi santi che nel mondo seguono il Signore. La
responsabilità in tal caso è grande, perché “chiesa che segue Dio”
indica persone che non vanno oltre ciò che è scritto nella Parola
sua, chiesa che nulla aggiunge e nulla toglie al testo biblico, che
si accosta ad esso con spirito umile e pronto anzi alla ricerca biblica
sana e costante, per crescere nell'amore e nel servizio verso il
capo della chiesa, cioè Cristo Gesù.
Un esempio davvero positivo di tutto ciò ce lo offrono quei
diligenti ascoltatori della Parola vissuti a Berea, città macedone
non lontana da Tessalonica (Atti 17,10 ss.). Essi, tutti di origine
e cultura religiosa ebraica, si mettono ad ascoltare gli
apostoli; poi esaminano ogni giorno le Scritture per vedere se le
cose stanno così come gli apostoli gliele presentano. Fatta
questa verifica, molti si convertono al Cristo. Il narratore
Luca non menziona la comunità bereana (17,12) come una “chiesa di
Cristo”, ma ne evidenzia la caratteristica saliente per essere
riconosciuta come tale non tanto dagli uomini, quanto piuttosto da
Dio. Chiamarsi chiesa di Cristo quando si manca di vero amore per lo
studio e la pratica delle Scritture ispirate da Dio, equivale ad
abusare di questo nome stupendo e impegnativo sul piano etico,
morale e spirituale.
Nel ringraziarLa, auguriamo a Lei e ai Suoi cari ogni cosa buona nel
Signore. A presto! |