Allora Pietro gli si
avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio
fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli
rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello». (Matteo 18,21 ss.). |
è
noto che perdonate fino a settanta volte sette significa perdonare sempre. Il
resto del testo è così evidente da dover semplicemente essere attuato per essere
compreso appieno. Luca chiarisce un punto delicato: che accade se il debitore di
cento denari invece di supplicare e chiedere una dilazione, alza la voce e
avanza pretese?
Ispirato da Dio, Luca scrive: "Se il tuo fratello si pente, perdonagli. E
se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna a te e ti
dice: Mi pento, perdonagli" (Luca 17,3-4). E se quello non si
pente? E se io pecco sette volte al giorno contro di te e mai vengo a chiederti
perdono? a mostrarti il mio pentimento sincero? Accade che il ristabilimento
della relazione interrotta dal male compiuto non è possibile. Ed è giusto che
sia così, perché il pentimento sincero e fruttuoso è il prerequisito
essenziale per l'atto del perdono. Chi non si pente dileggia la misericordia
del fratello offeso, mostra di non tenere in nessun conto il perdono dell'altro.
Il perdono scaturisce dalla potenza dell'amore (altro che debolezza). Ma chi non
si ravvede disprezza l'amore. Perciò non può essere perdonato.
Il criterio del perdono necessariamente
connesso al pentimento profondo, operoso, vale sia nei confronti del Padre che
nei confronti del prossimo. Si notino le parole di fuoco rivolte da Gesù alle
città che non si erano ravvedute dinanzi alla sua predicazione e ai suoi segni:
Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!». (Matteo 11,20 ss.). |
Occorre infine ricordare sempre che
ciascuno è soggetto ad errori e peccati, a giudizi infondati e spesso frutto di
apparenza, a valutazioni sbagliate; il peccato che oggi rimprovero all'altro,
domani posso compierlo io stesso. Per questo il Vangelo ricorda di essere pronti
a perdonarsi a vicenda (Efesini 4,32), come Dio ci ha perdonati. Perdonare per
la forza dell'amore. Perdono come risposta al pentimento dell'altro.
Restiamo a Sua disposizione per continuare un colloquio sul perdono e per
imparare da Gesù a perdonarci gli uni gli altri.