La persona umana non è un
animale - anche se purtroppo, come le cronache recenti ci hanno mostrato e
confermato, può benissimo riuscire a comportarsi anche peggio degli animali. La
risposta alla Sua domanda richiederebbe un lungo esame, ma qui si preferisce
presentare qualche sintetica considerazione su un solo brano del testo biblico.
L'apostolo Paolo, nel Vangelo, parla di "uomo esteriore", che invecchia e
indebolisce col tempo; l'espressione esatta è che questo "uomo esteriore
deperisce". E parla di "uomo interiore" che, al contrario, si rinnova
continuamente, se è illuminato e guidato dallo Spirito del Signore che gli parla
nelle Scritture. L'uomo esteriore guarda a cose visibili, deperibili,
temporanee. L'uomo interiore impara con l'aiuto del Vangelo a fissare il proprio
sguardo spirituale a cose alte, spiritualmente eterne. Ecco il testo completo
del brano, suddiviso in tre brevi sezioni, ciascuna preceduta da qualche breve
delucidazione:
1. "Per questo non ci perdiamo d'animo, ma anche se il nostro uomo
esteriore va deperendo, quello interiore però si rinnova di giorno in
giorno. Difatti, il momentaneo e leggero peso della nostra tribolazione ci
procura un infinitamente maggiore peso di gloria, perché noi non miriamo alle
cose visibili ma a quelle invisibili: le visibili infatti sono temporanee, le
invisibili eterne".
Paolo prosegue il proprio ragionamento paragonando il corpo a una dimora, simile
alla "tenda" che i beduini con rapidità fanno e disfanno. Anche un corpo, oggi
bello, sano, forte, desiderabile, domani invecchierà, deperirà, sarà distrutto.
Ecco perché il desiderio profondo del credente è che la propria mortalità sia
assorbita dalla vita, non semplicemente quella biologica, ma quella che solo Dio
può dare. Indubbiamente, la condizione presente della persona è di oppressione e
di dolore. Ma questa situazione prelude alla vittoria definitiva della vita: sta
qui la fede fiduciosa, che ogni persona può imparare dalla parola di Gesù
risorto. Di questa vita il credente ha una anticipazione, una "caparra", la
presenza dello Spirito, che lo ammaestra, lo guida, lo riprende, lo corregge, lo
educa attraverso la Scrittura da Lui ispirata (perciò ignorare il Vangelo o
storpiarlo con opinioni/tradizioni religiose umane equivale a tradire noi
stessi; 2 Timoteo 3, 16-17). Ecco la seconda sezione del discorso
dell'apostolo:
2. "Noi sappiamo infatti che, se questa nostra casa in cui abitiamo sulla
terra viene distrutta, abbiamo da Dio un'altra casa, una dimora eterna, non
fatta da mano d'uomo, nei cieli. Per questo noi gemiamo, bramosi di rivestirci
della nostra abitazione celeste: se pure saremo trovati ancora vestiti e non già
spogli! Certo, finché noi siamo in questa tenda, gemiamo, oppressi, perché non
vogliamo esserne spogliati, ma sopravvestiti, affinché ciò che è mortale sia
assorbito dalla vita. Ora, chi ci ha disposti a questo è Dio stesso, il quale ci
ha dato la caparra dello Spirito.
Nell'ultima parte del brano, troviamo una forte esortazione a "camminare per
fede e non per visione". Siamo proprio all'opposto di certe immagini di una
terra meravigliosa e "rinnovata" che viene proposta oggi da alcuni - immagini
ricalcate su quelle delle fattorie americane stile anni '50 o tratte dal cinema
fiabesco e consolatorio di Walt Disney. La persona deve certo continuare a
dimorare nel corpo: non negare il valore del corpo, non disprezzare il corpo,
anzi utilizzare il corpo proprio come un dono ricevuto, che va curato e usato
per aiutare il prossimo; sapendo però che tutto ciò un giorno cesserà e la
nostra dimora vera, stabile, sarà "presso il Signore". Ecco perché il credente
si sforza, con l'aiuto dello Spirito di Cristo che dimora in lui, di agire in
modo buono e positivo. Ciò vuol dire coltivare affetti, sentimenti, ma anche
agire secondo questi affetti e sentimenti suggeriti dal Vangelo. Evitare
malignità, maldicenze, pregiudizi, rancori, ignoranza, ruberie, fornicazioni.
Rendersi conto che un giorno tutti saremo giudicati per il nostro operato. Ma
l'amore fiducioso, non la paura, deve farci agire verso il Signore e verso il
prossimo.
3. "Essendo dunque sempre pieni di fiducia e sapendo che, mentre dimoriamo
nel corpo, siamo lontani dal Signore, perché camminiamo per fede e non per
visione, tuttavia noi continuiamo ad avere fiducia e preferiamo piuttosto
esulare dal corpo e dimorare presso il Signore. Per questo abbiamo molto a
cuore, sia dimorando nel corpo, sia esulando da esso, di piacere a lui. Noi
infatti, dobbiamo tutti quanti comparire davanti al tribunale di Cristo, perché
ognuno riceva la ricompensa di quel che avrà fatto mentre era nel corpo, sia in
bene che in male". (2 Corinzi capitoli 4 e 5, Bibbia Concordata).
E gli animali? Il Vangelo non dice granché in proposito. E questo silenzio va
rispettato (se vogliamo rispettare la parola di Dio) seppur con qualche
riflessione. Nel corso di un convegno sulla natura dell'uomo, un giornalista
desideroso di far bella figura faceva notare al Prof. Elémire Zolla come l'uomo
fosse superiore all'animale, perché l'uomo è capace di apprezzare un bel
tramonto, mentre l'animale non ha tale capacità. Zolla, con calma olimpica,
rispose: "Ma perché, lei ha visto di recente qualche uomo fermarsi ad ammirare
un tramonto?".